Quando durante il suo viaggio in Europa di qualche mese fa il presidente Xi Jinping disse che i cinesi bevono tè, i belgi birra, e che “il moderato bevitore di tè e l’appassionato amante della birra rappresentano due modi di intendere la vita e conoscere il mondo altrettanto gratificanti”, l’Occidente si era già reso conto della sua predisposizione alla metafora e alla narrazione poetica. Ora, il leader cinese avrà l’onore simil-maoista di una pubblicazione: le “Osservazioni di Xi Jinping sull’approfondimento delle riforme”, una raccolta di 274 sue citazioni tratte da più di 70 discorsi, istruzioni scritte e pareri dal 15 novembre 2012 – giorno in cui divenne segretario del Partito – fino al 1 aprile di quest’anno.

Alcune perle della collezione sono già state rese note da China Radio International e a un primo sguardo mischiano appelli estremamente urgenti a una retorica antica: “Se contribuisci ad alleviare l’inquinamento atmosferico e a risolvere il problema dello smog, sarai onorato e considerato un eroe”, dice il presidente; che altrove ammonisce: “Dobbiamo stare attenti a non cadere nella trappola delle divisioni o dell’occidentalizzazione. Non possiamo usare la scusa delle riforme per i nostri interessi”. Creare un “libretto rosso” Xiista (ora forse si può dire) ha soprattutto una funziona politica: scolpire il percorso riformista della nuova leadership nel marmo, sancire che da lì non si torna indietro, affermare la sua autorità.

Lo slogan è in questo senso strumento privilegiato di tutta la storia della Cina moderna. Tacendo di Mao Zedong e Deng Xiaoping, l’ex presidente Jiang Zemin formulò per esempio la teoria delle “tre rappresentanze”, mentre il suo successore Hu Jintao promulgò il “concetto scientifico di sviluppo” e la “società armoniosa”. Lo stesso Xi, ha lanciato alla grande il “sogno cinese” di ringiovanimento della nazione. Ed è in questa chiave che bisogna leggere il culto della personalità a lui dedicato, che non si traduce solo nel libro, concepito inizialmente solo per i funzionari e che probabilmente sarà ora invece un best seller. Perché Xi non è un Nichi Vendola d’Oriente, incomprensibile ai più: le sue massime sono di facile interpretazione per la grande massa dei cinesi.

Il Quotidiano del Popolo ha lanciato una vera e propria rubrica dal titolo “Xi de”, che significa alla lettera “imparato”, ma che gioca sulla corrispondenza tra il carattere “Xi” (studio, apprendimento, esercizio) e il cognome del presidente. Riporta le citazioni classiche con cui Xi Jinping farcisce i suoi discorsi e che l’organo del Partito rende virali anche attraverso i propri account Weibo (il twitter cinese) e Weixin (il maggior servizio di messaggistica istantanea). Vi si enfatizza sia la vasta cultura del presidente, sia il recupero di una tradizione che va da Confucio a Mencio, passando per i classici minori.

Quanto a Qiushi (“cercare la verità”), la rivista teorica del Partito, ha scritto in un editoriale del suo numero di giugno che Xi ha proposto “nuove idee, nuove visioni e nuove conclusioni”, che sono “grandi linee guida” per la nazione, affinché raggiunga i suoi “due obiettivi del secolo”: la costruzione di una società moderatamente prospera entro il 2021, anno in cui si celebrerà il centenario del Partito; la creazione di una Cina socialista moderna, cioè ricca, forte, democratica, culturalmente avanzata e armoniosa, entro il 2049, anno in cui la Repubblica Popolare compirà un secolo.

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