Continua in Texas l’emergenza overdose da K2, un cannabinoide sintetico noto tra i consumatori col nome di The walking dead (lo zombie), che in meno di una settimana ha portato 120 persone a richiedere assistenza medica urgente e annesso ricovero tra Dallas e Austin. Tra i salvati dai paramedici anche una donna incinta, prossima al parto. La sostanza, nota con i nomi “di strada” K2 o Spice, è una mistura di erbe e spezie spruzzata con un cannabinoide sintetico, ovvero un composto chimico simile al Thc (principio attivo della marijuana) che include, insieme o separati, altri cannabinoidi (HU-210, HU-211, JWH-018 e JWH-073). Negli Stati Uniti queste sostanze sono legali e vendute soprattutto on-line nelle forme di incensi, “finta gramigna”, sali da bagno o deodoranti ambientali.

I consumatori di K2 comunemente la fumano e ottengono effetti psicoattivi molto diversi a seconda del composto. I pochi casi acuti registrati in letteratura confermano quanto rilevato dai medici texani: oltre all’ipertermia e all’aumento rapido del battito cardiaco è ormai assodata la correlazione tra intossicazione acuta e disturbi psichici gravi quali deliri paranoici, ansia e psicosi. Un consumatore ricoverato ha descritto l’astinenza da K2 come “intensa sudorazione notturna e un risveglio segnato da ansia opprimente”.

In quasi tutta Europa queste sostanze sono vietate da almeno 4 anni. In Italia JWH-018 e JWH-073 furono messe al bando dopo sei casi di intossicazione acuta, nell’aprile 2010. Restano tuttavia legali le altre sostanze rilevate negli Usa, HU-210 e HU-211, non ancora rilevate dal nostro Sistema nazionale di allerta precoce per le droghe del Dipartimento politiche antidroga. Ma soprattutto resta il problema, conosciuto solo dagli addetti ai lavori, dell’estrema difficoltà di rilevare queste sostanze tramite le analisi tossicologiche consuete. L’unica metodica conosciuta, LC-ESI-MS/MS, è ad appannaggio di pochi laboratori particolarmente attrezzati e quindi costosa: 100 euro per ottenere in 7-10 giorni la presenza e quantità dei cannabinoidi sintetici e dei loro metaboliti in sangue e urine del paziente.  

I cannabinoidi sintetici appartengono al gruppo delle cosiddette smart drugs (“droghe furbe”) dove la furbizia sta nella capacità di circolare nel mercato legale poiché l’elemento psicoattivo è solo componente di un bene di consumo con altre destinazioni d’uso (ad esempio i “sali da bagno”). Periodicamente le tabelle vengono aggiornate, da ultimo in Italia con il decreto legge 36 del 20 marzo 2014, ma la capacità dell’ingegneria chimica clandestina – e non – di trovare continuamente nuove soluzioni che generino effetti psicottivi simili alle sostanze illegali è più rapida del tempismo del loro aggiornamento.

Unica soluzione pare restare la prevenzione generalizzata del fenomeno a fronte della gestione dell’emergenza. C’è una totale sproporzione tra la presunzione del rischio e la sua portata reale da parte delle istituzioni di controllo e vigilanza. Basti pensare che a rendere la situazione drammatica tra Dallas e Austin, pare aver influito anche il gran caldo (32°) che rende più rapido e letale l’aumento di temperatura corporea dato dall’assunzione della K2. La scelta – incosciente o consapevole – di assumere queste sostanze in un tale contesto sconcerta solo quando accadono episodi di questa portata, come ha spiegato Stacey Davis, direttore del programma di prevenzione del Council on Alcohol & Drug Abuse di Dallas, all’emittente Wfaa Tv: “I media e la comunità non colgono la portata fino a quando non accade l’emergenza”. E questo forse è parte costitutiva del problema. 

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