L’ex presidente della Regione Lombardia e attuale senatore di Ncd Roberto Formigoni è stato rinviato a giudizio con altri 9 imputati tra cui l’ex assessore regionale Antonio Simone e il faccendiere Pierangelo Daccò per il caso Maugeri, uno dei filoni d’inchiesta aperti sul funzionamento del sistema sanità nella regione. Lo ha deciso il gup di Milano Paolo Guidi. Formigoni è accusato di associazione per delinquere e corruzione. Per lui e per altre 9 persone il processo inizierà il 6 maggio davanti alla Decima sezione penale di Milano. Un’altra grana per il governo Renzi, oltre a cinque indagati tra i sottosegretari appena nominati. Formigoni, oltre a essere un uomo di punta del partito guidato da Angelino Alfano, è anche presidente della Commissione agricoltura in Senato.
Al processo saranno imputati anche l’ex direttore amministrativo della fondazione Costantino Passerino, l’ex direttore generale della Sanità lombarda Carlo Lucchina, lo storico amico dell’ex governatore nonché convivente nell’appartamento condiviso con altri ‘Memores domini’ Alberto Perego, l’ex segretario generale della Regione Lombardia Nicola Maria Sanese e altre tre persone. Le accuse a vario titolo sono associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio.Prosciolto, invece, l’avvocato Mario Cannata, consulente della Fondazione Maugeri. Il giudice ha inoltre dichiarato il non luogo a procedere per prescrizione per alcuni fatti che riguardano le false fatturazioni avvenuti prima del luglio 2006.
Cuore del procedimento è lo scambio tra il senatore, allora presidente della Giunta della Lombardia, e gli undici altri imputati. Loro ottenevano provvedimenti ad hoc e una protezione totale nel campo della sanità; lui faceva la bella vita che la Procura di Milano definisce “altre utilità”. Ovvero viaggi e vacanze ai Caraibi, l’affitto della villa Resort ad Anguilla, “l’uso esclusivo” di uno yacht, il pagamento di spese di viaggi aerei per un totale di 18 mila euro e, tra l’altro, un maxi sconto per l’acquisto di una villa ad Arzachena, in Sardegna. Roberto Formigoni, accusato di associazione a delinquere e corruzione, era riuscito a godersi tutti questi benefits in cambio dei favori alla Fondazione Maugeri come rivelato dal Fatto Quotidiano il 19 luglio del 2012. Benefici, che per gli inquirenti, sarebbero iniziati dal giugno del 2007 e terminati nell’ottobre 2011 per un totale di circa 8 milioni di euro. Dopo il rinvio a giudizio, il Movimento Cinque Stelle è tornato a chiedere la cancellazione della cosiddetta “legge Daccò”, che regola le funzioni non tariffabili della sanità lombarda e che secondo il Movimento “ha consentito un uso discrezionale delle risorse pubbliche e generato un sistema di corruzione intollerabile”.
Tre i “flussi finanziari” contestati dalla Procura: il primo riguarda i milioni di euro che nel corso degli anni sarebbero usciti illecitamente dalle casse dell’ente con sede a Pavia e dall’ospedale San Raffaele, per finire sui conti correnti, in particolare esteri, del faccendiere Pierangelo Daccò (già condannato per l’inchiesta San Raffaele) e l’ex assessore alla Sanità (non durante le giunte di Formigoni, ndr) Antonio Simone, i quali – questo è il secondo flusso finanziario descritto – avrebbero ‘ricompensato’ Formigoni sotto forma di “utilità” e benefits. Il terzo flusso finanziario è stato incasellato dal pm sotto la voce finanziamenti extra Drg (funzioni non tariffabili) erogati dalla Regione Lombardia nei confronti della Fondazione Maugeri e del San Raffaele. E proprio a causa del crack della Fondazione che fu creata da don Luigi Verzè che che i pm di Milano avevano scoperto un iniziale prosciugamento di 56 milioni di euro dalle casse della clinica pavese, attraverso contratti di consulenza fittizi per creare fondi neri e rimpolpare i conti esteri. C’era anche il pagamento per una consulenza per valutare la possibilità della vita su Marte tra i contratti scovati dagli investigatori della Guardia Finanza.
Il 13 aprile 2012 in manette, su disposizione del gip Vincenzo Tutinelli, era poi finiti Simone, Costantino Passerino, Gianfranco Mozzali e Claudio Massimo, rispettivamente direttore amministrativo e consulenti della Fondazione. Per il presidente dell’ente, Umberto Maugeri erano stati decisi gli arresti domiciliari, mentre Pierangelo Dacco’, già in carcere per il caso San Raffaele, era stato raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare nella sua cella, a Opera.
Le accuse nei confronti di Formigoni arrivarono dopo. Pochi giorni gli arresti però si comprese dove l’indagine andava a finire. ”In questo procedimento i presunti corruttori privati stanno dentro, il presunto corrotto sta fuori e non rende interrogatorio” disse il difensore di Costantino Passerino. Che fu il primo a mettere sulla strada dell’ex governatore gli inquirenti.
I legali di Formigoni si definiscono “amareggiati, ma non sorpresi”. L’esito dell’udienza preliminare, affermano in una nota gli avvocati Mario Brusa e Luigi Stortoni, “non ci toglie l’assoluta convinzione di un’accusa che non regge al vaglio critico, non solo e non tanto priva di fondamento quanto frutto di una forzatura del buon senso, delle prove e del diritto”. Si contesta una ipotesi di corruzione – sostengono gli avvocati dell’ex presidente della Lombardia – senza individuare un solo atto attribuibile personalmente al presidente Formigoni. Gli atti che si vorrebbero tacciare di illegittimità consistono in realtà in delibere della Giunta Regionale (17 membri) e addirittura in una legge regionale emanata dal Consiglio”. Rispetto a tali atti, secondo i legali, non solo non si prova, ma neppure si dice come il Presidente Formigoni sarebbe intervenuto per piegarne a fini illeciti la formazione. Non si considera, neppure, che tutti gli atti in materia sanitaria assunti dalla Regione Lombardia, quando sottoposti al vaglio del Tar sono sempre stati giudicati legittimi”. Inoltre, sempre secondo i legali Brusa e Stortoni, “si sono cercate invano le tracce di dazioni di danaro nei confronti del presidente Formigoni e, non trovandole perché non ci sono, si è dovuti ricorrere alla fumosa categoria delle ‘utilità”.