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Destinazione Italia, il nodo delle coperture frena il decreto. Stop a “bonus” Equitalia

Dopo diversi rinvii dei lavori, la commissione Bilancio alla Camera ha dato parere favorevole sul nuovo testo del decreto, chiedendo però 19 modifiche. Tra queste la soppressione dell'emendamento che fa saltare l'aumento delle accise sulla birra
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Il nodo delle coperture frena il decreto Destinazione Italia. Dopo diversi rinvii dei lavori, la commissione Bilancio alla Camera ha dato parere favorevole sul nuovo testo del decreto, chiedendo però 19 modifiche. Tra le più importanti condizioni poste c’è lo stop all’emendamento, che era stato approvato dalle commissioni Attività produttive e Finanze, che consentiva di compensare i crediti vantati dalle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni, con i debiti fiscali, iscritti nelle cartelle di Equitalia. In sostanza, la nuova formulazione della commissione Bilancio stabilisce che le compensazioni potranno avvenire solo “rispettando gli equilibri di finanza pubblica”; di fatto, quindi, la norma viene vincolata alla situazione dei conti pubblici.

Sulla norma aveva espresso parere contrario anche la Ragioneria generale dello Stato. La sospensione delle cartelle, secondo il parere della Ragioneria, “comporta minori entrate per il 2014 non quantificate e prive di copertura finanziaria”. Sollevando anche altri dubbi sulla misura, la Ragioneria scrive che “la disposizione, nei suoi attuali termini, non può avere ulteriore corso”. Da qui la riformulazione della commissione Bilancio, che chiede anche la soppressione dell’emendamento che fa saltare l’aumento delle accise sulla birra previsto dal primo marzo, “in considerazione del fatto che le risorse destinate alla copertura delle minori entrate che derivano da tale disposizione, per quanto disponibili, dovrebbero essere destinate a finalità considerate prioritarie dal ministero dell’Economia e delle finanze”. Approvando l’emendamento, le commissioni Attività produttive e Finanze avevano previsto di provvedere alle minori entrate per 15 milioni di euro ricorso al Fondo per interventi strutturali di politica economica e al Fondo speciale di parte corrente del Mef.

A far partire la protesta è stata la Lega Nord, che ha deciso di abbandonare i lavori della commissione Bilancio. “Ce ne andiamo perché non abbiamo alcuna intenzione di prendere parte alle pagliacciate di una maggioranza che corregge i pareri della ragioneria calpestando, di fatto, l’articolo 81 della Costituzione“, ha dichiarato Guido Guidesi, componente della commissione Bilancio della Camera. E ha aggiunto: “E’ del tutto inutile che il governo parli di spending review e nomini un commissario ad hoc quando la sua maggioranza prevarica qualsiasi passaggio istituzionale dichiarando coperture economiche che non esistono”.

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