A due anni dal plebiscitario referendum popolare, in Sicilia l’acqua rimane in mano ai privati.  “Ci sono state una serie di problematiche politiche: i partiti non vogliono tradurre in legge la volontà popolare” spiega Giancarlo Cancelleri, capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Assemblea regionale siciliana. Proprio a palazzo dei Normanni si sono riuniti attorno ad un tavolo attivisti, deputati ed esperti per discutere dell’ormai annoso problema del servizio idrico. “Sull’acqua pubblica l’Europa rimane neutrale a livello normativo: è la Sicilia che può scegliere se optare per il pubblico e per il privato. Non esiste alcun obbligo a livello europeo” ha spiegato il professor Riccardo Petrella, uno dei principali esperti del settore. “Non solo noi del Movimento 5 Stelle, ma anche deputati di altri partiti, ci stiamo muovendo per rendere pubblica la gestione dell’acqua”, ha spiegato Cancelleri, puntando il dito contro il governo di Rosario Crocetta. “L’azione del governo – ha detto il capogruppo M5S – ci ha rallentati: per mesi abbiamo dibattuto sul disegno di legge ma il governo ha in pratica fatto ostruzionismo presentando all’ultimo minuto un nuovo disegno di legge”. E mentre l’iter della normativa è ancora bloccato all’Ars, l’acqua in Sicilia rimane in mano ad aziende miste, gestite sia da privati che da enti pubblici. Presente al dibattito anche Antonio Tito, presidente di Siciliacque spa, società mista che fornisce acqua agli Ato di mezza Sicilia. “Considero Siciliacque una società pubblica” ha detto, subito bloccato dai commenti di alcuni esponenti dei Movimenti per l’acqua pubblica: Sicilacque è infatti una spa controllata al 25 per cento dalla Regione Siciliana e al 75 per cento dai francesi di Veolia  di Giuseppe Pipitone e Silvia Bellotti

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