Una mattanza ambientale che rischia di restare impunita. Il processo scaturito dall’inchiesta Poison, veleno, potrebbe concludersi con la prescrizione dei reati per l’assenza di giudici, al momento non è stata celebrata neanche la prima udienza.

In provincia di Vibo Valentia, nel comune di San Calogero, c’era un impianto di produzione di laterizi dove dal 2000 al 2007 sono stati conferiti abusivamente 127 mila tonnellate di rifiuti pericolosi, fanghi e ceneri, presso il sito della ‘Fornace Tranquilla srl’. Una montagna di pattume tossico proveniente per la quasi totalità dalla centrale Enel di Brindisi che, attraverso il solito sistema di falsificazione del fir, il formulario che identifica il rifiuto, veniva smaltita nell’impianto adibito a ricevere e recuperare unicamente rifiuti non pericolosi per farne laterizi. I rifiuti non venivano impiegati nel processo produttivo, ma conferiti in discarica. Un giro di affari pari a 18 milioni di euro.

Le carte erano in ordine mentre si consumava la devastazione ambientale realizzata con profitto del produttore che ha risparmiato sui costi di smaltimento e dei destinatari ricevendo un compenso per rifiuti che non potevano smaltire. I veleni venivano ammassati formando un terrapieno superiore ai 10 metri di monnezza tossica contenente di tutto ( metalli pesanti, solfuri, nichel, selenio, stagno, cloruri). L’inchiesta della Guardia di finanza di Vibo Valentia, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, pm Fabrizio Garofalo e procuratore Mario Spagnuolo, ha coinvolto 18 persone. In dodici sono state rinviate a giudizio, nel luglio 2012, per attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e disastro ambientale. Furono proprio le Fiamme gialle a scoprire, nel novembre 2010, che nel sito industriale apparentemente abbandonato, sorgeva la montagna dei veleni. Gli agenti posero sotto sequestro il sito. La descrizione del posto, contenuta nella richiesta di misure cautelari, era da ambientazione mefitica: “Presentava un forte odore acre e pungente, colorazione del suolo, mancanza di vegetazione lungo alcune aree ben delineate delle pareti del terrapieno”.

Tra i soggetti coinvolti e imputati Luciano Pistillo, responsabile dell’Unità di business della centrale Enel di Brindisi, ma anche i responsabili della movimentazione materiali, Umberto Acquistapace, legale rappresentate della società ‘Fornace Tranquilla’ così altri dipendenti della srl e i rappresentanti delle società di trasporto. Nel procedimento si sono costituite parte civile le associazioni ambientaliste e il comune, ma il processo non è mai iniziato. In questi giorni doveva tenersi la prima udienza, ma è stata rinviata per assenza cronica del personale giudicante. “Al momento non abbiamo celebrato neanche un’udienza – spiega Angelo Calzone, avvocato del Wwf Calabria – perché l’assenza di giudici togati crea una grave carenza in tribunale. Un processo così importante rischia di finire con la prescrizione dei reati. Il dibattimento non è neanche iniziato”. L’udienza è stata rinviata al 13 ottobre 2014, dopo 18 mesi andranno in prescrizione tutti i reati.

@nellotro

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