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Caso Uva, ministero Cancellieri avvia azione disciplinare per pm Varese

Lo scorso 8 ottobre il gip aveva respinto la richiesta di archiviazione e ordinato nuove indagini alla Procura nei confronti di poliziotti e carabinieri accusati di lesioni colpose respingendo l'istanza presentata dal pubblico ministero
presidio giuseppe uva
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Lo scorso 8 ottobre il gip di Varese aveva respinto la richiesta di archiviazione e ordinato nuove indagini alla Procura nei confronti di poliziotti e e carabinieri accusati di lesioni colpose per la morte di Giuseppe Uva, respingendo l’istanza presentata dal pm Agostino Abate. Oggi arriva la notizia che il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ha avviato un’azione disciplinare nei confronti del pubblico ministero. Uva morì nel giugno 2008 dopo essere stato trattenuto per due ore e mezzo all’interno di una caserma dei carabinieri di Varese. 

“Non sbagliava Lucia Uva quando chiedeva e chiedeva, e ancora chiedeva, che la Procura di Varese indagasse seriamente sulla morte del fratello Giuseppe. E non esagerava nel denunciare, quasi da sola, le responsabilità di chi non aveva nemmeno voluto ascoltare un testimone oculare e non aveva accertato quanto era davvero accaduto nella caserma dei carabinieri di Varese in quella notte di giugno del 2008″ dice il senatore del Partito democratico Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti Umani a Palazzo Madama -. Finalmente l’operato del sostituto procuratore, Agostino Abate, arriva a un momento di verità. Il fascicolo con i risultati dell’indagine ministeriale è stato inviato alla Procura generale presso la Corte di cassazione per la formulazione dei capi a lui imputati da sottoporre al giudizio della sezione disciplinare del Csm. Sapremo così se vi sia stata negligenza nel modo con cui il Pubblico Ministero ha affrontato il caso della morte di Giuseppe Uva – conclude il presidente della Commissione Diritti Umani – come sembra emergere anche dai gravi rilievi con cui il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Varese ha chiesto la riapertura delle indagini”. 

Lo scorso aprile la sorella della vittima aveva organizzato un presidio per denunciare il rischio della prescrizione delle accuse nei confronti degli indagati. 

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