Sarebbe sensazionale, scorrendo le prime pagine della stampa o ascoltando i titoli dei radiogiornali, trovare la notizia che Valeria, Rita, Giuseppe ed altre decine di bambini disabili sono improvvisamente più soli.

Infatti il servizio di assistenza domiciliare che nei comuni d’Italia viene erogato quasi sempre con il contagocce ed a una grande minoranza di aventi diritto nella città e nella provincia di Napoli sta progressivamente terminando.

Per sgombrare il campo dagli equivoci precisiamo che tale servizio viene erogato da operatori retribuiti euro 7,34 lordi all’ora.

Nella città di Napoli i genitori “fortunati” usufruiscono al massimo di tre – quattro ore di assistenza alla settimana. Che si tratti di fortunati lo si scopre scorrendo la lunga lista di famiglie che da anni ne hanno fatto richiesta senza ottenere risposta e che si rivolgono alle associazioni come Tutti a scuola.

Eppure da una città che avesse a cuore i beni comuni come ripetutamente sbandierato nella ultima campagna elettorale (pare ci fosse anche un assessore designato) ci aspettavamo scelte diverse. Grazie all’assistenza domiciliare i genitori  possono svolgere mansioni che nelle  altre famiglie appaiono scontate come aiutare un altro figlio a fare i compiti, andare al catechismo, in palestra o al cinema.

Ricordo che qualche anno fa una giovane madre mi confidò che utilizzava  le due ore settimanali di assistenza domiciliare per recarsi al supermercato e, con un pizzico di vergogna, dal parrucchiere.

Vergogna appunto.

La vergogna sconosciuta agli amministratori del comune di Napoli che assistono indifferenti a questa ennesima sconfitta dello stato sociale.

Sappiamo, perché lo abbiamo ascoltato più volte in questi anni, che le finanze dei comuni soffrono per le scellerate scelte dei governi centrali ma sappiamo anche che stanno magicamente riaccendendosi le luminarie nelle strade di Napoli, si inaugurano eventi internazionali e si programmano feste di piazza.

Sarebbe importante scoprire che in qualche stanza dei comuni che decidono di tagliare i servizi essenziali come quello descritto ci fossero assessori o sindaci in lacrime.

Queste sì di vergogna.

Fino a quel giorno bisognerà consolarsi guardando le lacrime di Valeria, Rita e Giuseppe.

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