“I nostri risultati sostengono ragionevolmente la tesi dell’avvelenamento“. Dopo le indiscrezioni circolate mercoledì 6 novembre, gli esperti Centro ospedaliero universitario vodese (CHUV) di Losanna hanno tenuto una conferenza stampa per comunicare i risultati delle analisi sul corpo di Yasser Arafat. I medici svizzeri sono stati incaricati dalla vedova di verificare presunte tracce di polonio fra i resti e gli oggetti personali del defunto leader palestinese. Sul suo cadavere, fa sapere il team elvetico, è stata riscontrata una quantità “significativa” di polonio: gli esperti spiegano che la presenza della sostanza presuppone necessariamente l’intervento di un “terzo”, anche se non confermano né escludono che il polonio sia la causa della morte.

Intanto, le indiscrezioni sugli esami del team svizzero hanno scatenato le polemiche. Un membro della direzione dell’Olp ha lanciato un appello per una commissione d’inchiesta internazionale sulla morte del leader palestinese. “Nello stesso modo in cui è stata istituita una commissione d’inchiesta internazionale sull’assassinio di Rafic Hariri (l’ex premier libanese, ucciso in un attentato a Beirut nel 2005, ndr), ci deve essere una commissione internazionale per indagare sulla morte del presidente Arafat”, ha dichiarato Wassel Abu Yussef, membro del Comitato esecutivo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina.

E mentre i palestinesi passano all’attacco, Israele mette le mani avanti. ”Non abbiamo mai preso la decisione di fargli del male fisicamente”, ha fatto sapere il governo di Tel Aviv. All’ipotesi dell’avvelenamento non crede neanche il ministro dell’energia Silvan Shalom, titolare degli esteri nel 2004 – al tempo della morte del leader palestinese. “Secondo me – ha detto oggi Shalom – è una tempesta in un bicchiere d’acqua. Ma anche se fosse stato (avvelenato), certamente non è stato Israele”.

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