Ho appena ascoltato Maria Chiara Carrozza intervenire, dopo l’ottima relazione per la scuola di Gianna Fracassi, al convegno dell’ Flc-Cgil “Valutazione nella conoscenza per la qualità dei diritti“, tenutosi a Roma presso il Cnr.
Il ministro dell’istruzione ha affermato: “Ci sarà un ripensamento complessivo rispetto al Sistema nazionale di valutazione per scuola e università. Bisogna innanzitutto chiarire quali siano gli obiettivi del sistema scolastico e di quello universitario. Non è corretto che un’agenzia di valutazione definisca gli obiettivi del sistema“.
Si tratta di una dichiarazione impegnativa, che potrebbe avere conseguenze importanti sulla partita della valutazione, che da anni – evitando qualsiasi ascolto dei professionisti della conoscenza, il mondo della scuola e dell’università – ha amplificato il disagio e lasciato il passo a derive di arbitrarietà, autoritarismo, falsa meritocrazia, proiettando un’idea di valutazione molto lontana dai criteri di collegialità e cooperazione che determinano la specificità del nostro lavoro (in particolare del lavoro nella e della scuola). Il ministro ha poi insistito sulla necessità che i due soggetti della valutazione – Invalsi per l’istruzione, Anvur per l’università – operino in un rapporto di collaborazione e di sinergia, per valorizzare il rapporto di contiguità del nostro sistema di istruzione, nelle sue diverse diramazioni. Carrozza ha anche sottolineato la necessità di un ascolto diffuso, di valorizzare il contributo di tutti, che vada in particolare a sostenere l’interesse degli studenti.
Ci sarà modo, anche molto presto, di comprendere quanto a queste dichiarazioni corrisponderanno interventi concreti. Sarebbero un segnale davvero importantissimo e una sterzata definitiva rispetto alla lunghissima deriva degli ultimi 5 anni. Ottimi propositi, ma come si coniugano con il fatto di governare insieme a coloro che hanno espresso la riforma Gelmini? La valutazione è un atto politico che ha come conseguenza scelte politiche.
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