Il caso di Paolo Scaroni, l’ultras del Brescia pestato da uomini della polizia il 24 settembre 2005 e ora invalido al 100%, approda nei palazzi romani. Poche ore dopo la pubblicazione dell’intervista sul fattoquotidiano.it in cui il tifoso lamentava di non avere avuto ancora giustizia a otto anni da quel sabato pomeriggio alla stazione Porta Nuova di Verona, un’interrogazione parlamentare è già sulla scrivania del ministro dell’interno Angelino Alfano. A presentarla è stato il deputato di Sinistra ecologia e libertà, Luigi Lacquaniti. Il deputato vendoliano ha chiesto al titolare del Viminale “quali iniziative di propria competenza intenda adottare affinché sia fatta piena luce sul caso che ha visto il tifoso Paolo Scaroni riportare un’invalidità permanente solo per essere andato in trasferta per la partita della squadra cui teneva”.

Obbiettivo di Lacquaniti è quello di fare chiarezza su quanto seguì il pestaggio, cioè la manipolazione da parte di membri della polizia del nastro che riprendeva gli scontri in stazione quel giorno tra forze dell’ordine e tifoserie, proprio nei minuti in cui, è stato appurato, Paolo Scaroni fu ridotto in fin di vita: “Da notizie stampa si è appreso che i verbali della Polizia apparivano contraddittori e le riprese effettuate durante gli incidenti incomplete, in quanto risultano tagliate proprio poco prima del pestaggio che sarebbe avvenuto in danno di Paolo Scaroni”, scrive il deputato ad Alfano. “Tali gravi anomalie – prosegue l’interrogazione a risposta scritta – sarebbero emerse grazie alla tenacia della funzionaria di Polizia che per prima ha interrogato il tifoso: i filmati dei suoi colleghi, che in teoria avrebbero dovuto contenere le immagini di tutti gli scontri, s’interrompono proprio nei minuti in cui Paolo sarebbe stato massacrato. Non solo. Nella versione consegnata ai magistrati è stato tagliato il commento finale di due agenti. ‘Adesso il questore ci incarna…’. ‘Ascolta, tu prova a guardare subito le immagini di quando il…’. Fine del filmato della polizia”.

Proprio su questa vicenda nei giorni scorsi la Procura della Repubblica di Verona ha aperto una nuova inchiesta parallela, per capire chi ha fatto sparire quelle immagini, dopo che il giudice del Tribunale a gennaio aveva inviato alla procura proprio gli atti riguardanti quel depistaggio. Ora Lacquaniti ha chiesto al ministro dell’Interno “se, in particolare, intenda adoperarsi affinché sia recuperato integralmente il filmato girato dalla Polizia, necessario ad appurare la dinamica dei fatti”.

Ritrovare, se mai ne rimanga traccia, quei minuti del nastro, potrebbe infatti dare una svolta al caso che presto vedrà aprirsi il processo d’appello contro i sette uomini allora in forza al Reparto mobile di Bologna. In primo grado il giudice aveva assolto i 7 agenti (un ottavo era stato assolto per non avere commesso il fatto) perché a loro carico non c’erano prove sufficienti per dire che furono proprio loro, e non altri agenti, gli aguzzini di Paolo. Ora per l’ultras, assistito dall’avvocato Alessandro Mainardi, non resta che attendere. Il 26 settembre intanto, dopo la sentenza di primo grado che comunque non lascia dubbi sulla responsabilità di uomini della polizia, c’è stata anche una prima udienza civile in cui lo Stato italiano ha fatto una prima proposta di risarcimento. “Mi hanno offerto meno di un quarto di quanto mi spetta, inaccettabile”, ha detto Scaroni, che in otto anni dalle istituzioni non ha visto ancora un quattrino.

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