Prendo spunto da una pubblicità televisiva per ridefinire l’importanza del rapporto medico-paziente che è una ‘relazione’ asimmetrica in cui il paziente è vulnerabile rispetto al medico, quasi in uno stato di dipendenza, ed il medico ha l’obbligo di agire per il bene del paziente e di non arrecare danno. E’ espressione di principi etici che, partendo dal Giuramento di Ippocrate, hanno trovato negli anni sviluppi e conferme:

 ■Carta dei diritti del paziente, approvata nel 1973 dalla American Hospital Association

 ■Carta dei diritti del malato, adottata dalla CEE in Lussemburgo dal 6 al 9 maggio 1979

 ■Carta dei 33 diritti del cittadino, redatta nella prima sessione pubblica per i diritti del malato, in Roma il 29 giugno 1980

 ■Art. 25 della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo

 ■Art. 11 e 13 della Carta sociale europea 1961

 ■Art. 12 della Convenzione internazionale dell’ONU sui Diritti economici, sociali e culturali, 1966;

 ■Risoluzione n. 23 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, 1970, che trovano piena corrispondenza nei principi della Carta Costituzionale (art.2-3-32)

Spesso, questo rapporto è incrinato, lontano, espressione di indifferenza, superficialità. Occorre farlo rientrare nel comportamento di un buon padre di famiglia da un lato e nel rispetto della professionalità dall’altro. Credo che queste pubblicità non facciano bene al rapporto di fiducia che necessariamente deve formarsi. Credo che se il mondo, e la medicina nello specifico, voglia avere un “nuovo futuro” occorra insegnare i fondamenti del vivere comune racchiusi nella Costituzione alle nuove generazioni e, nel contempo, si debba controllare che tutti si comportino con gli stessi diritti e doveri. Il controllo non repressivo, verso cui la pubblicità vorrebbe spingere, ma consapevole dell’importanza e della necessità, al pari del controllo che ogni medico esegue quotidianamente per scoprire se la sua diagnosi, e la sua terapia, ha sortito esito positivo. Solo così potremo raggiungere l’obiettivo di una nuova sanità, unica e dalla parte del paziente, in cui l’avvocatura e la magistratura devono essere relegate a casi estremi.

 

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