Negli anni dell’affermazione del Brasile tra le grandi potenze del mondo grazie ad un proprio modello di sviluppo anche in favore dei più poveri e a fronte dei discreti risultati ottenuti in generale, emergono nel particolare ancora tante difficoltà cui far fronte. Come quello delle popolazioni di senzatetto, a Rio ancora un’emergenza. Nonostante lo sviluppo della metropoli e l’arrivo di copiosi capitali per l’ammodernamento della città in vista di Coppa del Mondo e Olimpiadi, non tutti riescono a salire sul treno del miglioramento degli standard di vita.

Negli ultimi due anni infatti, il numero di senzatetto è cresciuto del 31,25%. Un dato da considerare per le autorità, impegnate nell’offrire a investitori stranieri e turisti un’immagine ripulita della città. A destare preoccupazione sono stati i risultati di una ricerca sul tema voluta dalla segreteria municipale dello sviluppo sociale, che lasciano intuire quanto le emergenze sociali non siano solo questioni del passato. Dettagliato il resoconto della ricerca, utile per la lettura del problema. Dei 22.321 senzatetto intervistati, circa l’80% è composto da uomini, di questi 14,141 di età compresa tra i 25 e i 51 anni. Sul campione complessivo ben 17.482 non hanno lavoro e 15.482 non hanno neanche documenti.

Enorme anche il numero di quelli che fanno uso di droga: il 70% circa per un totale di 15.681. I controlli da parte delle forze dell’ordine e della vigilanza privata dei palazzi, la possibilità di trovare riparo, di incontrare l’espediente o magari di poter contare sulla maggiore solidarietà delle persone, fa sì che anche la distribuzione geografica sul territorio offra un profilo di indagine. Ben il 42,91% si muove abitualmente per la zona nord, area povera dei ‘suburbios’. Ben il 31,92% sceglie il centro: le vie degli uffici sempre affollate durante il giorno e deserte di notte, le stazioni della metropolitana e in particolare la Stazione ‘Central Do Brasil’. Solo 13,19 per cento riesce a rimanere nella zona sud: area dei quartieri ricchi della città dove più massiccia è la presenza di forze dell’ordine, sia a tutela delle classi ricche che dei turisti.

Di certo si tratta di un problema estremamente carioca: il 66,67% del totale dei senzatetto avvicinati è della città di Rio, solo il 14,71% di altri municipi dello Stato, appena il 14,37% da alti stati brasiliani. Un trascurabile 0,65% è composto da stranieri. Nonostante ciò la posizione ufficiale del municipio è che il numero sia in crescita “non solo perché è aumentata la popolazione in generale ma anche perché le chances di miglioramento della propria condizione crescono e il miraggio di intercettare gli effetti positivi degli investimenti attira le persone in cerca di opportunità che poi non riescono a trovare”. Quale che sia l’interpretazione dei dati, il problema è da comprendere nelle sue dinamiche per essere affrontato con il giusto piglio.

Per questo motivo, di particolare interesse è capire quale sia la ragione per la quale le persone sono costrette a vivere in strada. In una società come quella carioca dove restano feroci le disuguaglianze, al primo posto per ben 5.585 intervistati, ci sono conflitti familiari. Quando viene meno la rete di protezione fornita dalla famiglia, molti restano senza nulla, e sono condannati alla strada. Al secondo posto, per 3.737 intervistati, la causa è il consumo di droga. Per 3.127 invece si è trattata di una scelta volontaria, per 2.646 la causa è la disoccupazione, per 1.239 alcolismo. Assistere tutti è complicato, e le risorse destinate non sembrano essere sufficienti. Nelle 17 strutture tra centri di accoglienza generici e specifici censiti, destinati a bambini e adolescenti i posti sono 464. Quanto agli adulti, tra centri di accoglienza per singoli, per famiglie e per anziani, i posti sono in tutto 1.400 spalmati tra 17 strutture. Un numero insufficiente che spinge molti a lamentare una ridistribuzione delle risorse sul territorio che non si rivolge anche in favore dei più poveri. La priorità è preparare la città per ricevere ancora maggiori investimenti privati e migliorare l’immagine nascondendo la povertà.

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