“Un nuovo buco nero giunto dal nulla”, titolano oggi la maggior parte dei quotidiani ellenici. La Reuters lancia l’ennesimo allarme sui conti greci: un buco nero di due miliardi di euro di cui sarebbero responsabili i banchieri europei rei di aver “giocato” con i titoli greci. Secondo l’agenzia la Grecia dovrà affrontare un grave rischio dettato da un gap finanziario di due miliardi di euro, almeno stavolta non per proprie colpe. Ma in virtù di comportamenti “anomali” dei banchieri europei. E in riferimento al modo in cui avrebbero gestito le obbligazioni greche nella propria disponibilità. Nel giorno in cui a Patrasso si registra il suicidio numero 2300 di questa crisi ellenica (un 48enne, padre di otto figli, che si è impiccato nel suo alloggio popolare) altre notizie a metà strada tra speculazione e finanza ad alto rischio fanno capolino in una storia che sembra non avere fine.

Secondo alcune fonti bancarie, i creditori della Grecia avevano deciso nel dicembre scorso che le banche centrali dei 17 Stati dell’Eurozona avrebbero dovuto “scontare” in qualche modo il debito greco. Sostituendo parte dei titoli greci in loro possesso con nuovi titoli: ma è in quel passaggio che si sarebbero verificate “significative ostruzioni” e “strani comportamenti”. Che, anziché dimezzare il peso del debito di Atene, lo avrebbero zavorrato ulteriormente per una cifra di due miliardi di euro: per intenderci, la metà esatta dell’ulteriore tranche di aiuti della troika attesa entro una settimana in Grecia. Che sarebbero finiti nelle tasche dei cosiddetti “furbetti anti piggs”.

Una notizia che, per quanto sprovvista di conferme ufficiali, aumenta i dubbi tra analisti e commentatori su come sia stato la gestito il dossier ellenico. Il prof. Simon Wren-Lewis dell’Università di Oxford sul suo blog osserva, ad esempio, che dal 2010 ad oggi la fiducia dei mercati non è stata ripristinata, il sistema bancario ha perso il 30% dei suoi depositi, e l’economia ha incontrato una recessione molto più profonda del previsto con tasso di disoccupazione eccezionalmente alto. Proprio oggi infatti sono stati pubblicati i dati analitici sulla disoccupazione greca: nel primo trimestre del 2013 il numero di occupati è stato pari a 3.595.921 persone mentre i disoccupati a 1.355.237. Il tasso di disoccupazione è del 27,4%, rispetto al 26,0% del trimestre precedente e del 22,6% nel corrispondente trimestre di dodici mesi prima. Per cui l’occupazione è scesa del 2,3% rispetto al trimestre precedente e del 6,3% rispetto al primo trimestre del 2012. Il numero dei disoccupati è aumentato del 4,6% rispetto al trimestre precedente e del 21,0% rispetto al primo trimestre del 2012.

Ma non è tutto, perché Wren-Lewis rileva che il debito pubblico greco è rimasto troppo alto (ad oggi è di 300 miliardi di euro, lo stesso di inizio crisi) e alla fine ha dovuto essere ristrutturato, con danni collaterali per i bilanci delle banche che sono stati indeboliti anche dalla recessione. La competitività è migliorata leggermente ma solo per via del crollo dei salari e del costo del lavoro imposto dalle norme presenti nel memorandum della troika e grazie a privatizzazioni su cui si allunga l’ombra di favoritismi e di conflitti di interessi di cui nessuno parla. Anche di questo discuteranno il prossimo 3 luglio a Berlino Angela Merkel e Antonis Samaras? Sempre che il leader del governo greco, a quella data, sia ancora in sella al suo governo di larghe intese.

Twitter: @FDepalo

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