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Giuseppe Uva, la corte d’appello assolve lo psichiatra: “Non è stata colpa sua”

Decade l'accusa di omicidio colposo nei confronti di Carlo Fraticelli: i giudici confermano la sentenza di primo grado. Il pg aveva chiesto la condanna a 6 mesi. Ma ora la sorella dell'uomo morto all'ospedale di Varese nel 2008 dopo essere stato arrestato dai carabinieri chiede nuove indagini
Giuseppe Uva, la corte d’appello assolve lo psichiatra: “Non è stata colpa sua”
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La morte di Giuseppe Uva, l’uomo morto in ospedale il 14 giugno del 2008 dopo essere stato fermato dai carabinieri ubriaco per strada e trattenuto in caserma a Varese per alcune ore, non è dovuta a un errore dei medici che lo hanno assistito dopo il ricovero all’ospedale di Varese. Lo ha stabilito la Corte d’Appello di Milano che, a 5 anni esatti dal decesso, ha confermato l’assoluzione in primo grado dello psichiatra Carlo Fraticelli dall’accusa di omicidio colposo.

Ora i familiari del 43enne chiedono che si riaprano le indagini e si faccia chiarezza sull’episodio. Secondo i parenti, Uva avrebbe subito violenze da parte dai militari ma le indagini condotte dalla Procura di Varese hanno escluso l’ipotesi di comportamenti scorretti da parte delle forze dell’ordine e hanno portato al processo del personale sanitario. Oltre allo psichiatra Fraticelli, sono stati assolti – finora solo nel primo grado di giudizio – gli altri due medici dell’ospedale di Varese accusati di errori nelle cure e di aver somministrato una dose sbagliata di farmaci al paziente ricoverato con trattamento sanitario obbligatorio.

A presentare ricorso in appello contro la sentenza era stato il pm di Varese Agostino Abate, titolare delle indagini. Il procuratore generale di Milano Laura Bertolè Viale ha chiesto una condanna a 6 mesi di reclusione per Fraticelli ma la Corte d’Appello ha deciso di confermare l’assoluzione.

Mentre era in corso l’udienza a Milano i familiari di Uva, tra cui la sorella Lucia, hanno organizzato un presidio davanti al Palazzo di Giustizia di Varese e hanno esposto un cartello con la scritta “Giuseppe Uva, oggi come ieri sappiamo chi è Stato”. Tra loro anche Alberto Biggiogero, l’amico fermato cinque anni fa insieme a Uva e portato con lui in caserma. “E’ ora che qualcuno intervenga per accertare la verità sulla morte di Uva”, ha spiegato il legale dei familiari, Fabio Anselmo, convinto che i medici non siano responsabili della morte. “Si sta correndo verso la prescrizione di un reato grave – ha proseguito – e non riesco a capire perché il fascicolo non possa passare nelle mani di un altro pm in grado di fare chiarezza sulle responsabilità delle forze dell’ordine”.

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