Anche nella Francia di François Hollande le restrizioni per la spesa pubblica si fanno sentire. Bisogna procedere a scelte obbligate. Ebbene, uno dei settori sui quali il governo vuole puntare è il biologico. E in un momento “nel quale la differenza tra i rendimenti delle coltivazioni convenzionali e quelle biologiche si riduce – ha sottolineato Stéphane Le Foll, ministro dell’Agricoltura -, perché i prezzi del biologico fortunatamente si avvicinano a quelli dei prodotti tradizionali, le conversioni dei terreni al bio aumentano ancora, ma a un ritmo inferiore rispetto agli ultimi anni. Dobbiamo sostenere di più questa trasformazione”. Risultato: parte il piano Ambition bio 2017.

In sostanza si renderanno disponibili più contributi pubblici, comprensivi anche di una parte in arrivo dalle casse europee, sussidi regolarmente utilizzati in Francia, a differenza di quanto avviene in Italia. Si passerà dai 90 milioni di euro all’anno di oggi progressivamente a 160 nel 2020. Questi finanziamenti servono al mantenimento dei terreni biologici e soprattutto alla conversione di quelli convenzionali in bio, tenendo conto che per tre anni, in questo processo, l’agricoltore deve sostenere i costi, senza poter vendere i prodotti e guardagnarci. Nel frattempo Parigi intende, nel periodo 2013-2017, raddoppiare le superfici agricole consacrate al bio.

A partire dal 2007 il Paese, che all’epoca era decisamente in ritardo in questo settore rispetto ai principali Paesi europei, Italia in testa, ha fatto passi da gigante accrescendo dell’85% l’estensione dei terreni agricoli consacrati al biologico, che in quell’arco di tempo sono passati da 550mila ettari a 1,032 milioni. La Francia resta quarta nell’Unione europea, dietro a Spagna, Italia e Germania, ma ha accorciato le distanze (in Italia a fine 2010 eravamo a 1,097 milioni di ettari), grazie a contributi e interventi pubblici. E ora, con il nuovo programma nazionale, punta a crescere ulteriormente. L’obiettivo è “produrre lo stesso ma con meno”, come sottolineato dal ministro Le Foll. Insomma, con meno acqua, meno fertilizzanti: appunto, mediante l’agricoltura biologica.

Non è stato facile vincere le resistenze dei coltivatori, in un Paese che è il principale produttore agricolo della Ue, ma forte soprattutto nelle colture estensive, come i cereali o le barbabietole, che beneficiano ora di rendimenti elevati, grazie a un rialzo dei prezzi, che non incitano il passaggio al bio. Una parte delle sovvenzioni supplementari appena stanziate verrà destinata proprio alle regioni dove l’agricoltura estensiva è più forte. Il boom del bio in Francia, a partire dal 2007, è stato innescato anche da una domanda crescente da parte dei consumatori. Oggi la quota del biologico sul mercato alimentare francese rappresenta appena il 2,4% del totale, come dire 4,17 miliardi di euro, comunque il doppio rispetto ai due del 2007. E nel 2012, nonostante la situazione generale di crisi, i consumi di alimenti bio sono aumentati ancora del 6,6% (questo anche in Italia, dove l’anno scorso si è consumato il 7,3% in più rispetto al 2011).

In Francia, nonostante l’estensione delle terre agricole destinate a questo tipo di coltivazioni aumenti a un ritmo serrato (e il nuovo piano dovrebbe contribuire a mantenerlo), il 25% dei prodotti consumati viene importato. E’ il 43% dei francesi a consumarne regolarmente. Ambition bio 2017 punta anche ad accrescere i consumi, per sostituire il bio nelle mense delle scuole e delle altre società e istituzioni pubbliche fino al 20% del totale dei prodotti. Attualmente, secondo l’Agence Bio, organismo impegnato a sviluppare il biologico nel Paese, il 56% delle mense (comprese anche quelle del settore privato) ne fa uso, ma questi prodotti rappresentano solo il 4% di tutte le forniture. Eppure, secondo un’inchiesta recente, il 75% dei genitori francesi vorrebbe che i loro figli mangiassero bio a scuola.

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