“Esternazioni inaccettabili”. Il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz è chiaro e definisce “una vergogna” gli insulti di Mario Borghezio al neo ministro Cecile Kyenge. Le frasi incriminate sono quelle con cui l’eurodeputato ha commentato la nomina del neo ministro dell’Integrazione “una scelta del cazzo, ha la faccia da casalinga”. E ancora: “Diciamo che io ho un pregiudizio favorevole ai  mitteleuropei. Kyenge fa il medico, gli abbiamo dato un posto in una Asl  che è stato tolto a qualche medico italiano“. “Questo è un governo del  bonga bonga“.

Con un intervento “a titolo personale”  Schulz, in apertura dei lavori della plenaria a Strasburgo,  ha ricordato che ”una raccolta firme di 130.000 persone” chiede sanzioni contro il leghista. Il presidente ha fatto sapere che il regolamento non le permette, ma il caso è stato discusso con procedura straordinaria dalla Conferenza dei presidenti.

Ma Borghezio minimizza: “L’unico epiteto, se lo si può chiamare epiteto, che ho detto a Cecile Kyenge è “casalinga“, quando Martin Schulz prenderà visione integrale della registrazione se ne renderà conto”. Per il leghista la bufera esplosa non ha motivo di esistere. ”Non ho mai detto “negro” a nessuno – spiega ancora Borghezio – mentre sui blog mi è stato attribuito di tutto”. Quanto alle critiche su Kyenge, il deputato del Carroccio ha ammesso di “aver usato espressioni ironiche pesanti” ma solo “perché non la considero una buona scelta per il governo”. “E’ stata – chiarisce – una critica politica e non personale, espressa in termini non offensivi, sia perché non penso in quei termini sia perché so che esiste la legge Mancino”.

Le firme consegnate sono quelle della petizione #iostoconCecileKyenge, lanciata sul sito change.org e che Stefano Corradino, direttore di Articolo21, ha consegnato al Presidente del Parlamento Europeo. “Riteniamo che queste ultime affermazioni, oltre a rappresentare una grave offesa al neo ministro Cecile Kyenge, dovrebbero essere  considerate un oltraggio al Parlamento europeo”, sostiene Corradino. 

“Borghezio non è un cittadino comune ma un rappresentante (di tutti) in una prestigiosa istituzione sovranazionale: il Parlamento europeo. E per di più membro della Commissione per le libertà civili. Consegnando queste firme – conclude il direttore di Articolo 21 – chiediamo che il Parlamento europeo favorisca le dimissioni dell’europarlamentare Borghezio o quantomeno attui nei suoi confronti i più pesanti provvedimenti disciplinari”.

Schultz  ha però riferito di aver informato l’organo che riunisce i capigruppo delle forze politiche presenti in Parlamento di non “avere gli strumenti disponibili” per eventuali sanzioni o per chiedere le dimissioni dell’eurodeputato leghista. Sempre Borghezio due anni fu censurato per le sue esternazioni dopo le stragi di Oslo e Utoya da parte del fanatico xenofobo norvegese Anders Breivik. ”Spetta alle autorità italiane determinare se c’è stato un reato”, ha detto il presidente del Parlamento europeo. La conferenza dei presidenti ha deciso di esaminare una registrazione dell’intervista, riservandosi di “condannare le osservazioni, se del caso, con una dichiarazione congiunta”. Infine, la solidarietà al ministro e un plauso alla scelta di Enrico Letta: “Aver scelto una donna di origine africana come ministro del governo è un grande segnale. Lo incoraggio ad andare avanti su questa strada”. 

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