Il 9 dicembre 2010 ilfattoquotidiano.it pubblicò un’inchiesta a mia firma sulla scientifica devastazione degli agrumeti della costiera sorrentina, rasi al suolo per lasciare il posto a migliaia di garage interrati, per la gioia dei costruttori edili e grazie alla complicità di amministratori locali e tecnici pubblici e privati spesso in conflitto d’interessi.

Sorrento stava diventando ‘boxlandia’ nel silenzio di politici e imprenditori. Non tutti, per fortuna. Di quell’inchiesta giornalistica io non avevo particolare merito. Il lavoro di documentazione, di raccolta dei dati e di denuncia era stato compiuto in toto dal bravo Claudio D’Esposito del Wwf e da un giovanissimo avvocato sorrentino schierato in Italia dei Valori che da mesi bussava alle porte degli uffici tecnici della costiera per avere ‘accesso agli atti’, per studiare le determine e le licenze edilizie, per produrre comunicati stampa e iniziative politiche e legali di opposizione allo scempio in atto. Un lavoro che ha compiuto senza sosta anche dopo la pubblicazione dell’articolo, quando di solito i politici si accontentano della visibilità ricevuta e si inventano un nuovo espediente per tornare a uscire sui media.

Quell’avvocato si chiamava Giovanni Antonetti, era il coordinatore cittadino di Idv e pochi mesi prima si era candidato a sindaco di Sorrento. Senza riuscire a essere eletto in consiglio.

Venerdì pomeriggio Giovanni Antonetti si è suicidato lanciandosi nel vuoto dal ponte della stazione Circumvesuviana di Seiano (Vico Equense). Da un’altezza che non lascia scampo. Aveva solo 33 anni. Non ha scritto una lettera, una email, un sms di spiegazione del gesto. Gli amici dicono che era triste e angosciato, probabilmente per un concorso da notaio che non era riuscito a superare. Doveva sposarsi il 22 giugno con l’amata Stefania. In Idv lo ricordano come un ragazzo generoso e pieno di passione per la politica. Antonio Di Pietro è corso da Roma per partecipare ai funerali domenica mattina alla Cattedrale di Sorrento. Piangeva e non riusciva a farsi una ragione dell’accaduto. Come noi, peraltro. Come me e come tutti quelli che avevano conosciuto Giogiò, dentro e fuori la politica.

Giogiò era un ciclone. Il ciclone di Idv. Se a Sorrento trovavi un banchetto, un gazebo con le bandiere del gabbiano, per raccogliere le firme per un referendum o per promuovere una candidatura, lo aveva allestito Antonetti, e lì lui avrebbe trascorso tutta la mattinata.

Ufficio stampa di se stesso e dei parlamentari sorrentini della scorsa legislatura Nello Di Nardo e Antonio Palagiano, scriveva comunicati a raffica: io nella mia casella di posta elettronica ne ho contati 225 a partire dal maggio dell’anno scorso, e fate voi i conti sulla media.

Ogni volta che ne aprivo uno, mi chiedevo per quale ragione un ragazzo bello come il sole, di ottima e facoltosa famiglia, non passasse il suo tempo libero a divertirsi tra ristoranti, discoteche e vacanze, lui che poteva e che aveva l’età per farlo. E da cinico cronista mi arrovellavo il cervello con suggestive ipotesi su quante consulenze retribuite, quanti incarichi professionali, quanti clienti, insomma quanta carriera e quanti soldi avrebbe realizzato Giovanni, genealogicamente inserito nella cerchia alberghiera dominante in città, se invece di condurre con Di Pietro battaglie di legalità e di difesa dell’ambiente e dei beni comuni, facendosi decine e decine di nemici negli ambienti del cemento e degli elettori che ‘contano’, si fosse intruppato in uno dei grandi partiti che senza ritegno si stanno dividendo a fette  la torta del Paese, senza nemmeno più fare finta di recitare uno il ruolo di maggioranza e l’altro quello di opposizione.

Giovanni in vita sua aveva ricevuto un solo incarico pubblico: un ruolo di supporto alla commissione parlamentare sugli errori sanitari, presieduta da Palagiano. Era a titolo gratuito. Il Pd, che a Napoli e in provincia aveva lottizzato di tutto negli anni ricchi e beati del bassolinismo imperante, durante i quali gli studi legali degli amici e degli amici degli amici avevano visto lievitare il fatturato come una torta nel forno, ebbe il coraggio di sollevare una polemica su questa nomina e sulla vicinanza, nota e notoria, tra Palagiano e Antonetti: “E’ un avvocato, cosa c’entra con la malasanità”?

In quei giorni Giovanni mi telefonava spesso, amareggiato: “Col Pd abbiamo fatto battaglie insieme, perché ce l’hanno con me, che gli ho fatto? Io voglio solo crescere, imparare: voglio fare qualcosa di buono per tutti”. Sbagliando, gli suggerii di rendere pan per focaccia e di ricordare che anche il Pd locale aveva espresso il suo  bel consulente in una società partecipata della Campania di Bassolino. Lui, però, retribuito. Eccome. Giovanni, sbagliando anche lui, accolse il mio consiglio e scrisse il comunicato.

Il livello della polemica inevitabilmente si fece rasoterra e vi risparmio i dettagli sul resto. Di quella vicenda però mi resta un fiore: il ricordo della sincera ingenuità e della limpidezza del pensiero di Giovanni quando con fare convinto mi diceva che non era possibile credere che in Italia ogni nomina fosse il frutto di una clientela, doveva valere qualcosa anche il merito: “Io quella nomina la merito, perché mi sono impegnato tantissimo, ho lavorato tantissimo”. Il segno di una passione per la politica pulita che lo ha accompagnato fino all’ultimo giorno, tra poche gioie e numerose delusioni. Tra cui l’ultima, cocente, della scomparsa di Idv dal Parlamento. Ma Giogiò non pareva essersi arreso. Il suo ultimo comunicato risale al 28 aprile, riguardava le prossime amministrative in provincia di Napoli: “L’Italia dei Valori pronta alla tornata elettorale, Idv più forte e più vicina ai cittadini”.

Ciao Giogiò, e perdonami se l’ultima volta che mi hai chiamato non sono riuscito a dedicarti il tempo che meritavi, quando forse il male oscuro aveva già iniziato a divorarti l’anima.

 

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