Quella dell’housing sociale è un’espressione cui ricorrono molti politici, soprattutto in campagna elettorale, quando parlano di come risolvere il problema degli alloggi nelle grandi città. Una formula però rimasta finora confinata al mondo delle idee e delle buone intenzioni, almeno in Italia, tranne che a Torino, dove da settembre 2011 è stato inaugurato Sharing, un albergo sociale. In quello che era un vecchio e ormai abbandonato edificio delle Poste, ora c’è un palazzo nuovo e coloratissimo che riunisce insieme le funzioni di hotel, residence e case popolari. Il tutto a prezzi calmierati, con un occhio di riguardo agli obiettivi di efficienza energetica, basso impatto ambientale, e soprattutto all’integrazione delle varie realtà che transitano per il capoluogo piemontese.

Costruito nel quartiere di Pietra Alta, periferico ma ben collegato al centro città con i mezzi pubblici, Sharing è dotato di 58 camere ad uso hotel e 122 unità residenziali completamente arredate e provviste di cucina ad induzione, ed è stato pensato per studenti, lavoratori, giovani coppie e famiglie da tutto il mondo, di passaggio a Torino, che hanno bisogno di un posto dove appoggiarsi senza spendere un patrimonio. Dentro c’è anche un ristorante, che serve pasti a menu fisso con un prezzo di tutto rispetto (7 euro a pranzo e 13 a cena), una biblioteca con connessione wifi gratuita, doposcuola per i bambini, poliambulatorio con servizi dentistici e di psicoterapia a prezzi sociali, anche per gli abitanti del quartiere, lezioni di italiano per gli ospiti della struttura, un centro di mediazione culturale e il servizio di car e bike sharing. Insomma, non sembra mancare niente.

“L’idea è nata perché c’è stata l’occasione – racconta Mario Ferretti, uno degli amministratori di Sharing srl – Il comune di Torino aveva infatti indetto il bando, nel 2008, per l’acquisto e la gestione di un albergo in periferia, disabitato, che era delle Poste”. A partecipare al bando sono state la Fondazione Sviluppo e Crescita CRT, che ha messo gran parte delle risorse finanziarie (il 90% dei 14,5 milioni di euro complessivi) attraverso un investimento filantropico, con Oltre Venture, fondo italiano di venture capital sociale per nuove imprese sociali, e la cooperativa sociale torinese D.O.C.s.c.s. Sono così nate due società, Ivrea 24 Abitare Sostenibile S.p.A., che ha acquistato l’immobile, e Sharing S.r.l., che lo gestisce. “Sharing è il primo progetto di housing sociale temporaneo – continua Ferretti – realizzato a Torino e anche in Italia, al momento. E’ una soluzione abitativa temporanea per le persone che si trovano in momenti critici, o che vengono da fuori per studiare o lavorare. In parte si contribuisce anche all’emergenza abitativa del comune di Torino, per le persone sfrattate”.

E’ rivolto a persone senza un reddito dimostrabile, o con un reddito lordo fino a 12mila euro l’anno o fino a 20mila se disabili, separati con figli a carico, immigrati con permesso di soggiorno e over 65, e al mercato privato. Gli alloggi sono disponibili da 6 a 12 mesi, mentre con la formula residence per 14 giorni. Nel primo anno e mezzo gli ospiti sono stati 9.662, di cui il 43 per cento studenti (il 6 per cento straniero), il 19 per cento per emergenza abitativa del comune, il 14 per cento lavoratori in trasferta e il 7 per cento giovani coppie. La maggior parte (43 per cento) arriva da altre regioni italiane, il 26 per cento è europeo, il 6 per cento asiatico, e il 6 per cento diviso tra Africa e America. A lavorarci sono 19 persone, sette delle quali provenienti dal quartiere di Pietra Alta, che all’inizio non aveva accolto benissimo il progetto.

“E’ una zona dove ci sono già case popolari – aggiunge Ferretti – e molti pensavano, non conoscendo il progetto, che sarebbero arrivate persone poco ‘raccomandabili’ e non avevano voglia di avere altre case popolari. Una volta realizzato il progetto, lo hanno accolto bene, sono arrivati anche tanti giovani e studenti in un quartiere popolato prettamente da anziani”. Tutto sembra funzionare per il meglio, almeno finora. Chi ci lavora è molto gentile e disponibile, e tra gli ospiti della struttura si crea una sorta di comunità, dove ognuno condivide storia, esperienze e anche la cucina con le cene ‘di vicinato’. Dal punto di vista gestionale sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati. “Il bilancio del progetto – conclude Ferretti – è positivo. Siamo in pareggio e abbiamo raggiunto i ricavi attesi”. Adesso si pensa al futuro. La stessa compagine societaria sta infatti lavorando per realizzare un altro albergo sociale, sempre a Torino, presso la cascina Fossata, con servizi diversi da quelli di Sharing ma sempre con appartamenti e housing sociale temporaneo. Sperando che anche altre città raccolgano l’esempio di Torino.

(immagine di @lpin)

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