Il tema della discriminazione degli omosessuali, le battaglie da essi combattute per ottenere gli stessi diritti civili degli eterosessuali e, quindi, anche quello di sposarsi, sono argomenti di cui da tempo si discute nella società civile e anche nel Parlamento. Ci siamo domandati se questo tema, che ogni tanto riaffiora con più insistenza e sul quale, come osservato, tanto si dibatte, è ancora un tabù oppure se gli italiani siano più avanti di quanto comunemente si creda e pronti ad accettarlo avendolo in qualche modo già metabolizzato.

Al riguardo, l’Istat nel 2012 ha pubblicato un’indagine sulle “Discriminazioni in base al genere, all’orientamento sessuale e all’appartenenza etnica” che ci mostra una fotografia dell’atteggiamento degli italiani rispetto alla tematica omosessuale.

Ma quanti sono gli omosessuali in Italia? Secondo le stime della ricerca Istat, si dichiarano tali o bisessuali circa un milione di persone, ma a questi andrebbero aggiunti anche altri due milioni che hanno dichiarato di aver sperimentato nella propria vita l’innamoramento o i rapporti sessuali o l’attrazione sessuale per persone dello stesso genere. Quindi, la popolazione omosessuale rappresenta una percentuale compresa tra poco meno del 2% e il 5% di tutti gli italiani.

Dall’indagine ne affiora un’Italia forse più matura di quanto molti ritengano. Difatti, poco meno dei tre quarti della popolazione rifiuta che si possano avere comportamenti discriminatori nei confronti degli omosessuali come, ad esempio, non assumerli o non affittare loro un appartamento.

Il tabù sull’omosessualità sembra molto ridimensionato e molto meno presente nella società, che non fra molti di coloro che siedono in Parlamento: solo un quarto circa degli intervistati è ancorato a vecchi pregiudizi che considerano l’omosessualità una malattia, sinonimo di immoralità, minaccia per la famiglia, mentre ben due terzi degli italiani sono convinti che l’amore prescinda dal sesso di coloro che ne sono coinvolti.

Infatti, la maggioranza della popolazione accetta sia il principio che le coppie omosessuali conviventi godano per legge degli stessi diritti di quelle sposate (63%), sia ammette una relazione affettiva e sessuale tra persone dello stesso sesso (60%).

Certo, ancora ci sono degli scogli da superare. La società, ad esempio, non è ancora del tutto matura ad accettare il matrimonio tra omosessuali, ammesso solo dal 44% degli italiani e mostra ancor più resistenze nei riguardi di una eventuale adozione di figli da parte di coppie gay, verso cui si schiera con parere del tutto o abbastanza favorevole solo il 20% degli intervistati.

Ugualmente poco accettata è la figura di un educatore omosessuale nelle scuole elementari (41%). Minore è la contrarietà verso lo svolgimento della professione di medico (28%) e quella di politico (25%).

Stupisce l’affermazione di ben il 30% dei nostri connazionali che “la cosa migliore per un omosessuale è non dire agli altri di esserlo”, mentre il fatto che ben il 56% sostenga che “se gli omosessuali fossero più discreti sarebbero meglio accettati” deriva probabilmente da un sentimento di non condivisione di atteggiamenti di marcata ostentazione del proprio orientamento sessuale ritenuta eccessiva e non necessaria.

L’indagine Istat ha voluto anche indagare su come venga vissuta l’omosessualità da parte dei diretti interessati. Un aspetto di sicura sofferenza è quello legato alla loro difficoltà a palesare il proprio orientamento sessuale soprattutto in famiglia, in particolare con i genitori, dei quali solo poco più del 20% ne viene portato a conoscenza mentre con i fratelli (46%) si evidenzia una maggiore confidenza. Nettamente migliore la situazione nell’ambito extra familiare in cui un minor disagio e forse un minor “senso di colpa” fa sì che siano al corrente dei loro orientamenti sessuali il 56% dei colleghi e il 77% degli amici.

Una nota ancora molto dolente è costituita dalle discriminazioni che omosessuali/bisessuali, a loro giudizio, ritengono di aver subito: discriminazioni che risultano essere all’incirca in una misura doppia di quelle subite dagli eterosessuali, sia a scuola o all’università (24% contro 14,2%) che sul lavoro (22,1% contro il 12,7%). Tra il 10 e il 14% le discriminazioni subite in altri ambiti.

Dunque, questa la situazione, sia dal punto di vista degli eterosessuali che degli omosessuali.

Una situazione, come già evidenziato, migliore per alcuni aspetti, forse delle aspettative e, comunque, più avanti di quella presunta da molta parte dei parlamentari, soprattutto se militanti nell’area di centrodestra.

In particolare, la società, seppure ancora non del tutto pronta ad accettare il matrimonio tra omosessuali è, tuttavia, disponibile a concedere alle unioni tra omosessuali gli stessi diritti di chi si sposa. Ma in Italia, nemmeno su questo punto si è riusciti a emanare una legge, benché i primi disegni risalgano addirittura al 1988, quando Alma Agata Cappiello, avvocato e parlamentare socialista presentò la prima proposta di legge, peraltro, mai calendarizzata.

Gli atteggiamenti ostativi, anche da parte della Chiesa da allora fino ad oggi, nonostante gli inviti diventati pressanti rivolti all’Italia da parte del Parlamento Europeo per la parificazione dei diritti di coppie gay e coppie eterosessuali, hanno sempre frenato i Governi italiani, compreso il secondo governo Prodi che discusse alla Camera un disegno di legge di Franco Grillini, sullo schema dei Pacs francesi, ma che tra mille polemiche non riuscì ad approdare se non a un niente di fatto.

D’altra parte, appare non più procrastinabile per l’Italia continuare a non dare risposte a una parte della sua popolazione, come invece hanno già provveduto a fare altri Paesi europei, anche di matrice cattolica, come il nostro. Solo le cattoliche Polonia e Italia, oltre all’ortodossa Grecia, non hanno mai aperto alcuno spiraglio nei confronti degli omosessuali, non concedendo né il riconoscimento delle unioni civili, né tantomeno permettendo adozioni, matrimoni oppure l’istituzione dei reati di incitamento all’odio o di odio verso Lgtb (Lesbiche, Gay, Transgender e Bisessuali).

Nel mondo in 10 paesi i matrimoni tra omosessuali sono legali, in 5 costituiscono un reato punibile con la pena di morte e in 39 con il carcere.

Recentemente, però, il Presidente della Consulta Franco Gallo nel corso della Conferenza sull’attività della medesima, ha ricordato che con la sentenza n. 38/2010, “la Corte Costituzionale ha escluso l’illegittimità costituzionale delle norme che limitano l’applicazione dell’Istituto matrimoniale alle unioni tra uomo e donna, ma nel contempo ha affermato che due persone dello stesso sesso hanno comunque il diritto fondamentale di ottenere il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri, della loro stabile unione. Ha perciò affidato al Parlamento la regolamentazione della materia nei modi e nei limiti più opportuni”.

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