Ci sono voluti ventiquattro anni, perché i giornali della Repubblica popolare tornassero a parlare di Hu Yaobang [qui le foto che lo ritraggono fino al 1987, anno in cui fu costretto alle dimissioni].

Visto che lo ricordiamo dovremmo, come lui, essere determinati nelle riforme e coraggiosi nell’innovazione” scrive l’ex caporedattore del Liberation Daily. E Phoenix News, che facendo base ad Hong Kong può permettersi nel suo editoriale ancora più libertà: “Se Deng Xiaoping è stato l’architetto della Cina delle riforme e delle aperture, possiamo dire che Hu Yaobang merita il titolo di ingegnere”. Di fatto l’amicizia che lo legava con il padre dell’attuale presidente della Repubblica deve aver giocato un grosso ruolo in questa riabilitazione tardiva.

Hu è stato un uomo di partito importante. Sotto Mao era cresciuto all’ombra del compagno Deng Xiaoping. Come lui era stato purgato, richiamato e nuovamente purgato durante la Rivoluzione culturale. Ma quando Mao era morto, era stato uno dei primi a togliersi la divisa blu per indossare una giacca all’occidentale.

Durante gli anni in cui era segretario generale del partito aveva incoraggiato gli intellettuali a discutere di media, democrazia e diritti civili. Nonostante la sua alta carica nella nomenklatura, non credeva che il comunismo potesse essere la soluzione a tutti i mali. Voleva anche ricucire i rapporti con i giapponesi, convinto che non si potesse addossare ai civili le colpe dei soldati. Insieme all’allora premier Zhao Ziyang aveva cominciato un programma contro la corruzione che prevedeva indagini anche sui figli dei funzionari di alto livello del Partito. E così si era fatto molti nemici.

La sua carriera politica era finita perché si era rifiutato di espellere dal partito i leader di una serie di manifestazioni studentesche che chiedevano aperture politiche, oltre a quelle economiche. Per questa presa di posizione era stato costretto alle dimissioni e a un’umiliante autocritica. I successivi due anni si era isolato, ma non abbastanza da non essere rieletto nel Politburo. E proprio durante una riunione dell’Ufficio politico, paradossalmente proprio mentre si discuteva della riforma dell’istruzione, si era accasciato per un attacco di cuore. Vivrà ancora due settimane in ospedale, ma l’infarto gli sarà fatale.

È il 15 aprile 1989. Durante la cerimonia funebre la vedova accusa il partito di aver abbandonato suo marito e urla contro Deng Xiaoping. Fuori, un fiume di semplici cittadini venuti a rendere omaggio a quella grande personalità che aveva lottato contro la corruzione dei quadri e promosso le riforme politiche e economiche senza scendere a compromessi. Sono quelli i prodromi delle manifestazioni che hanno reso tristemente famosa la piazza di Tienanmen.

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