A Milano e dintorni l’odontoiatria è in mano a una serie di service privati che gestiscono gli ambulatori degli ospedali pubblici. E’ l’ennesimo capitolo dell’opaca privatizzazione della Sanità all’ombra del Pirellone. L’eccellenza lombarda tanto sbandierata dall’ex Giunta Formigoni vale 50 milioni di euro l’anno ed è in mano a una “lobby dei denti” formata da personaggi legati a Comunione e Liberazione (leggi l’inchiesta). Tranne una struttura: l’ospedale Sacco, l’ultima frontiera totalmente pubblica sopravvissuta all’assalto dei privati in Regione. “Da noi si curano i ‘casi complessi’ rifiutati altrove – racconta Antonella Sparaco, responsabile del dipartimento cure dentali del nosocomio milanese – Abbiamo fatto una ricerca ed è risultato che la metà dei nostri pazienti ha subito un rifiuto da parte di un altro ambulatorio”. Chi sono i pazienti? “Sieropositivi, malati di tumore, cardiopatici e anziani”, risponde la professoressa. Insomma, gli ultimi. Ma ora questo baluardo rischia di chiudere: a giugno, infatti, molti dei contratti atipici con cui è inquadrato gran parte del personale scadranno e c’è il rischio che non vengano rinnovati, siglando praticamente la morte del servizio. A quel punto i privati faranno a gara per subentrarvi  di Fabio Abati

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