Di fronte agli interessi superiori del Paese i partiti dovranno e sapranno litigare meno. Giorgio Napolitano cita Benedetto Croce per far capire il suo pensiero sulla litigiosità dei partiti. Prendendo la parola in un convegno dedicato al filosofo suo conterraneo, il capo dello Stato ha ripreso e fatta propria una citazione crociana: i partiti “nel bene dell’Italia troveranno il limite oltre il quale non deve spingersi la loro discordia”. 

Che non si tratti di una citazione avulsa dalle circostanze attuali lo dice lo stesso Napolitano: “Oggi non è superfluo richiamare un brano di Croce di levata e lungimirante consapevolezza”. E’, per l’appunto, il passo in cui il filosofo napoletano che “forse il pensiero della patria, tornando vivo e puro nei cuori, renderà più agevole la necessaria concordia nella discordia tra i partiti politici”. E questi “in avvenire si combatteranno a viso aperto e lealmente perché tutti essi, come terranno sacra la libertà, loro comune fondamento, così avranno dinanzi agli occhi l’Italia, e nel bene dell’Italia troveranno di volta in volta il limite oltre il quale non deve spingersi la loro discordia”.

Oggi Croce è per Napolitano quello che in altre occasioni sono stati i grandi italiani del passato: figure su cui riflettere, e dai cui scritti estrapolare pillole di insegnamento valide per l’attualità. Così è stato con Cavour, così è stato con Einaudi e con molti altri. Sempre sono “insegnamenti da meditare”, commenta Napolitano.

Un lungo intervento, quello del Capo dello Stato, una rievocazione che il presidente della Repubblica incentra quasi tutta “sul periodo più tormentato e drammatico della storia d’Italia”. Vale a dire alla fase seguita alla caduta del fascismo e culminata con la nascita della Repubblica. Già all’indomani del 25 Luglio Croce annotava (e Napolitano rilegge oggi): “Il fascismo mi pare già passato, un ciclo chiuso, l’Italia è un presente doloroso”. Angoscia che faceva dormire poco la notte perché “mi sta sempre innanzi la rovina dell’Italia”. Il Paese era “in condizioni gravissime e quasi disperate”, eppure la risposta, l’unica possibile, era “partecipare alla vita politica” anche solo nella veste di “libero scrittore”. Questo Croce scelse di fare, dopo la delusione di un approccio poco riuscito con le autorità americane. Infatti è impossibile “negare l’ufficio e l’importanza della politica nella vita dei popoli come degli individui. Senza politica, nessun proposito, per nobile che sia, giunge alla sua pratica attuazione”. Parole pronunciate da Benedetto Croce in occasione del Congresso dei partiti dei Comitati di liberazione nazionale. Parole riprese oggi da Napolitano, e ripetute a tutte le orecchie che vogliono ascoltare.

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