Dopo aver messo in ginocchio la Toscana e l’Umbria, aver causato quattro morti, milioni di danni ed enormi disagi, le conseguenze del maltempo si sono abbattute sulla capitale, dove il Tevere ha superato il livello di guardia. L’onda di piena arrivata in giornata ha causato allagamenti in via dei Prati Fiscali, via Salaria e via di Tor di Quinto.

La piena ha messo fuori servizio il pronto soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli, che sorge al centro del Tevere, sull’isola Tiberina. Nessun allarme e nessun pericolo di evacuazione per i ricoverati perché si trovano a un livello superiore a quello della strada. Anche tutte le attività d’assistenza proseguono normalmente.

Allagati anche gli storici circoli sportivi che sorgono sulle sponde del Tevere, a Roma Nord. Danni ingenti e disagi si registrano all’ultracentenario circolo canottieri Aniene i cui due galleggianti sono andati distrutti in seguito all’ondata di piena. Allagato anche  il Salaria Sport Village, il circolo della “cricca”.

Il livello del fiume si è innalzato fino a sfiorare gli argini, ma la Regione Lazio assicura che le acque non supereranno i 13 metri e mezzo. La piena dovrebbe durare diversi giorni, ma “in condizioni di sicurezza”. Anche il sindaco Gianni Alemanno rassicura i cittadini: “La situazione della piena del Tevere sarà superata senza gravi conseguenze per Roma. Il punto massimo raggiunto è di 13 metri ma è tale da non creare problemi, tranne che per le zone periferiche, quelle più fragili da questo punto di vista”. “Si tratta della piena più significativa degli ultimi tempi, ancora più del 2008. Questo però è il limite massimo”.

Nei dintorni della capitale, il fiume è esondato a Torrita Tiberina, in località Cannaro e a Pantano (Monte Rotondo). A Cannaro sono stati sommersi dall’acqua cinque ettari di terreno coltivato mentre a Pantano sono state invase alcune strade della zona industriale e un canile. Gli animali sono stati trasferiti in zona sicure. Non ci sono feriti. Drammatico invece il bilancio dell’allevamento di cani tra Orte Scalo e Gallese, travolto ieri dall’ondata di piena del Tevere. Una trentina di animali, rinchiusi nelle gabbie, sono morti annegati. Evacuato anche il campo nomadi di via Tenuta Piccirilli nella zona di Prima Porta a Roma. In tutto sono stati allontanati 530 rom affidati al Comune che li ha ospitati all’ex Fiera di Roma dell’Eur.

Anche l’Aniene ha rotto gli argini, allagando le zone limitrofe al fiume nell’area in cui si incontra con il Tevere. Numerosi circoli sportivi nella zona del Foro Italico sono completamente allagati ed inagibili, mentre diversi sottopassi sono sott’acqua. Chiusa al traffico via dei Prati Fiscali.

Sull’ A1 Milano-Napoli è stato riaperto, con una deviazione sulla carreggiata nord, il tratto tra Orte e Valdichiana in entrambe le direzioni. Sul tratto, chiuso per l’allagamento di circa 300 metri della sede autostradale all’altezza del km 427 a causa dell’esondazione del fiume Paglia, sono intervenuti circa 100 uomini e 30 mezzi operativi di Autostrade per l’Italia, che hanno consentito di anticipare, rispetto ai tempi di ritiro delle acque, la bonifica del piano viabile, predisponendo una diga artificiale costituita da oltre 20mila sacchi di sabbia.

COLDIRETTI – Nel resto d’Italia la situazione sta migliorando, ma resta critica. Con il ritiro delle acque iniziano i primi bilanci: secondo la Coldiretti i danni causati da allagamenti, frane e smottamenti potrebbero arrivare a cento milioni di euro. In Toscana si conta il maggior numero di danni nel Grossetano dove – sottolinea la Coldiretti – si è verificata una vera strage di animali. La zona più colpita è quella sulla costa tra Albinia e Capalbio con la devastazione di impianti di trasformazione del pomodoro, serre fragole e alberi da frutta. Allagati anche molti oliveti. Danni ingenti anche in provincia di Massa Carrara, in particolare nelle colline del Candia, dove frane e smottamenti hanno portato via ettari ed ettari di vigneti.

MAGLIANO, CROLLATE LE ANTICHE MURA – In Toscana i danni non sono limitati alle colture: nella notte sono crollate parti delle antiche mura di Magliano in provincia di Grosseto. Secondo gli esperti la causa del crollo è da imputare alle infiltrazioni d’acqua. Le mura risalgono alla metà del ‘400, ed erano pervenute quasi intatte fino ai nostri giorni. L’area è stata transennata. In provincia di Grosseto restano chiuse ventisei strade provinciali. L’Aurelia è interrotta al chilometro 160 in entrambe le direzioni, mentre la linea ferroviaria Grosseto-Roma è chiusa a Orbetello.

UMBRIA – La presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, lancia un grido d’allarme: “Ci accingiamo a richiedere al Governo il riconoscimento di stato di emergenza, con l’auspicio che l’esecutivo nazionale ed il Parlamento non ci lascino soli, in un momento di gravissima difficoltà delle nostre comunità, impegnate in prima linea a far fronte alle conseguenze di una eccezionale calamita naturale”. “La situazione è tuttora molto critica e siamo ancora impegnati nella fase dell’emergenza, soprattutto nei comprensori dell’Orvietano e del Marscianese, ed in alcune località dei comuni di Todi e Cittaà della Pieve”.

PATTO DI STABILITA’ – I relatori Pier Paolo Baretta e Renato Brunetta hanno chiesto una deroga al patto di stabilità interno per consentire ai comuni di spendere le risorse per fronteggiare il dissesto idrogeologico. “O il governo presenta un emendamento – dice Baretta – o lo presentiamo noi. Serve un’assunzione di responsabilità”.

PIANO ANTI DISSESTO – Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini assicura: ”Presenterò nei prossimi giorni al comitato interministeriale per la programmazione economica un piano contro il dissesto idrogeologico”. Il piano, ha detto il ministro, conterrà “misure che nascono dall’esperienza e dal buon senso”. “Ci sono territori che sono diventati vulnerabili e vanno protetti, perciò la prima cosa è che non possono essere utilizzati per progetti di espansione urbanistica e di insediamenti produttivi”. “Molte zone del Paese sono state usate intensivamente  e bisognerà metterle in protezione e sicurezza, promuovendo programmi di delocalizzazione, come avviene dovunque in Europa si affronti questo tema”.

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