Crisi greca, qualcosa si muove all’orizzonte della cosiddetta troika, impegnata in queste settimane a redigere il report propedeutico alla concessione dell’ulteriore tranche da 31 miliardi, in assenza del quale il Paese non avrebbe più denaro in cassa. Il numero uno del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde si dice pronta a ragionare sull’allungamento del programma greco. Ovvero per la prima volta sta maturando la consapevolezza che, come diversi analisti negli ultimi tre mesi hanno ribadito, la Grecia non sarà in grado di far fronte agli impegni del memorandum nei tempi stabiliti. E ammette di aver bisogno di “guardare i finanziamenti e il debito pubblico”.

Tornano sul tavolo da gioco quindi, per questa decisiva partita, i famosi due anni chiesti a più riprese non solo dai membri del governo greco ma anche da un pezzo della troika nel vertice di dieci giorni fa, quando improvvisamente i rappresentanti di Fmi, Ue e Bce lasciarono Atene in un venerdì pomeriggio molto concitato, pochi minuti dopo un forte scontro interno fra loro oltre che con il ministro delle Finanze Yannis Stournaras. “A volte è meglio avere un po’più di tempo”, ha detto il direttore generale del Fondo da Tokyo dove si trova per l’annuale meeting tra Fmi e Banca Mondiale, per supportare anche Portogallo, la Spagna e quindi sostenere la Grecia.

Nei corridoi dei ministeri di Atene dove proseguono freneticamente i vertici con la troika si dice che l’Fmi stia tentando di ottenere sponde europee nel tentativo di proseguire nel programma greco ma con modalità differenti. Delle due l’una: o si salva la Grecia ma con una proroga (diversamente non ci sarebbero i numeri) o si molla l’obiettivo da subito, dal momento che in questo modo non vi sarebbe la certezza di portare a casa il risultato auspicato, come sostenuto anche da Bloomberg e dal Wall Street Journal in diversi editoriali.

Secondo Lagarde, quindi, oltre alle riforme fiscali e strutturali è imprescindibile analizzare scrupolosamente non solo i finanziamenti ma il debito pubblico. Proprio su quest’ultimo si è abbattuto il bollino rosso dell’ultimo report sul monitoraggio fiscale effettuato dal Fondo alla vigilia della visita di Angela Merkel ad Atene. Quando, numeri alla mano, scrisse che “una recessione più pesante del previsto e scostamenti nell’attuazione delle misure fiscali complicano il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di riduzione del deficit”. Indicando un debito al 152,8% del Pil entro il 2017, a fronte di un obiettivo fissato del 137,3 per cento.

Come dire che il taglio da 12 miliardi che la troika chiede in queste ore a stipendi, pensioni, indennità e sanità non servirà ad evitare un default tecnicamente già avvenuto. Ecco allora che le sue parole pronunciate dal Giappone potrebbero rappresentare un “curvone” decisivo in questa crisi greca: “Dobbiamo risparmiare tempo e fatica per fare tutto il possibile per aiutare la Grecia. L’obiettivo del Fondo è di fare il possibile per incentivarla a stare in piedi di nuovo e di tornare un giorno nei mercati senza un sostegno continuo”.

E inoltre incoraggia i paesi dell’eurozona e delle altre grandi economie mondiali ad “affrontare energicamente i problemi”. Intanto c’è da segnalare una specie di derby consumatosi all’indomani della visita in Grecia della cancelliera tedesca. Il liberale tedesco Rainer Brounterle dice che il taglio sul debito greco detenuto dal funzionario del settore, ovvero i governi europei e la Bce, “è qualcosa che potrebbe essere considerato con riserva”.

Secondo quanto scrive il Welt, Brounterle durante un incontro a Bruxelles ha ammesso che la rinuncia al rimborso di una parte delle esigenze del settore pubblico potrebbe essere presa in considerazione. Ha notato, tuttavia, che questo al momento non è ancora accaduto né è in fase di discussione. In ogni caso, come sottolineato dal quotidiano, le sue dichiarazioni fanno di Brounterle il primo esponente politico tedesco a non rifiutare esplicitamente questa possibilità.

E di fatto andando contro la posizione ultraortodossa del ministro delle Finanze Schaeuble. Teoricamente, scrive Welt, ci sono tre opzioni per la Grecia: o un taglio nel settore pubblico come chiede la troika, o un pacchetto di misure ex novo, o una proroga. Quella di cui ha parlato oggi la Lagarde. Lo stesso Schaeuble ha però chiuso immediatamente, replicando che “le proposte di un taglio sul debito greco al settore pubblico sono controproducenti”, aggiungendo che “nessuno può costringere la Grecia a lasciare l’euro, ma se il Paese desidera rimanere all’interno della zona euro deve adempiere ai propri obblighi”. Che qualcosa stia cambiando, però, lo si nota anche da quanto appare sulla stampa teutonica: ieri ad esempio Stefan Kornelius, caporedattore della Suddeutsche Zeitung ha concluso il suo editoriale scrivendo che “la crisi greca non sparirà semplicemente pompando altro denaro”. Capito troika?

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