«Ho letto il decreto sul taglio alle Regioni: drastica riduzione dell’indennità entro il 30.11 e nessuna pensione. Uno come me cosa deve fare?». Sono le parole dell’assessore regionale alle infrastrutture lombardo Raffaele Cattaneo che ha affidato nei giorni scorsi a Twitter la sua disperazione: “Non rubo, non ho tesori all’estero. Vivo di ciò che fra un mese mi verrà dimezzato e tra mutuo, rette etc non so come fare”. Non solo. Onore alla trasparenza e all’onestà intellettuale: Cattaneo con un tweet ha mostrato anche il suo stipendio di settembre 6.420, 66 euro.

L’assessore regionale lombardo dimenticando di citare a quanto ammonterà il suo trattamento di fine rapporto alla conclusione del mandato e l’eventuale lista dei rimborsi per cene e/o pranzi di lavoro (se ne ha fatte), ha spiegato che la sua si è trattata di una “rivendicazione della funzione della politica. Tanti come me lavorano 12/15 ore al giorno. Se qualcuno vuole vedere quello che faccio venga a trascorrere una giornata con me”. Non so se l’assessore Cattaneo ha mai visto lo stipendio di un maestro precario: 1160/1180 euro circa al mese da sei anni a questa parte. Non è mai cambiato. Per onestà intellettuale anch’io ho messo su Twitter @alexcorlazzoli (inviandolo anche a Cattaneo) il mio stipendio del 2009 che da allora non è cambiato di una virgola. Il mio Tfr, come quello di migliaia di precari, oltre a non essere ancora stato pagato da giugno ad oggi ammonterà a circa 1000 euro. Non ho rimborsi per il mio pranzo, per libri eventualmente acquistati per svolgere al meglio il mio lavoro. Non ho un’auto blu per spostarmi da una scuola all’altra. Vengo licenziato il 30 giugno e solo il 4 settembre ho saputo se potevo avere ancora un posto di lavoro. Così altre 163 mila persone.

Mentre Cattaneo affidava a tweeter la sua disperazione il 5 ottobre scorso, in concomitanza con la giornata mondiale degli insegnanti, la rete Eurydice ha pubblicato l’annuale aggiornamento del rapporto sugli stipendi dei docenti e dei capi di istituto in Europa: Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe 2011/12. Da questo nuovo rapporto emerge chiaramente, che, a partire dalla metà del 2010, la crisi economica ha avuto gravi conseguenze anche sugli insegnanti: 16 paesi Ue hanno congelato o addirittura ridotto i loro stipendi. Gli insegnanti di Irlanda, Grecia, Spagna, Portogallo e Slovenia sono stati i più colpiti dai tagli di bilancio e dalle misure di austerità. In diversi altri paesi, tra cui anche l’Italia, gli stipendi degli insegnanti hanno subito un leggero calo o sono rimasti invariati. I tagli non hanno però investito tutti i paesi: in Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Islanda, gli stipendi di queste categorie, sono aumentati dal 2010, grazie a riforme mirate a livello nazionale. Va tra l’altro precisato che l’Italia risulta sotto la media Ocse nei salari degli insegnanti, pari a 32.658 dollari l’anno nel 2010 nella scuola primaria contro i 37.600 della media Ocse, 35.600 dollari nella scuola media (39.400 Ocse) e di 36.600 nella scuola secondaria superiore contro 41.182 Ocse.

Immagino già la critica dei più: lavorate troppo poco, avete un sacco di vacanze. Mantra che vengono smentiti dai dati pubblicati dalla Uil sulla base dei numeri di Eurydice: i docenti italiani hanno un carico settimanale di ore di lezione in classe superiore alla media europea sia nella scuola primaria (22 contro 19,6) che nella secondaria superiore (18 contro 16,3) e praticamente identico nella secondaria inferiore (18 contro 18,1). Comunque assessore contraccambio l’invito: io vengo a trascorrere una giornata in Regione, lei venga sei ore in classe con me.

Articolo Precedente

Scuola: la nuova campagna del Ministero

next
Articolo Successivo

Scuola, studenti in piazza “armati” di carote: “Dai governi solo bastone”

next