Se in passato la storia era stata segnata dalle conquiste e dal potere di generali e re, oggi, a fronte della crisi economica e della moneta unica in Europa, forse anche i governatori delle banche centrali possono ambire a un ruolo determinante per l’assetto politico. A lanciare l’interrogativo è il Washington Post in un articolo intitolato “Può il presidente della Bce Mario Draghi rimodellare l’Europa?”.

Secondo il quotidiano americano, “la storia europea è segnata da spartiacque geopolitici, che nella maggior parte dei casi hanno coinvolto generali e re. I governatori delle banche centrali sono forse in procinto di entrare a far parte della lista?”, scrive, nel giorno dell’annuncio sugli interventi decisi dal Consiglio direttivo della Bce per stabilizzare i mercati con cui Draghi “spingerà potenzialmente l’Europa più vicina a quell’unione politica ed economica che è stata la sua ambizione dalla seconda guerra mondiale”.

“Forse – continua la testata americana – non sarà così epocale come l’attraversamento del Rubicone di Giulio Cesare ma – concordano gli analisti – Draghi e la Bce si trovano in un punto critico mentre si apprestano a rimodellare ed ampliare il ruolo della banca in un modo che sarebbe stato inconcepibile prima dell’attuale crisi”. Per uno di questi analisti, Carsten Brzeski di ING, citato dal Post, l’incontro di oggi “potrebbe rivelarsi uno dei più rivoluzionari nella storia della Banca centrale”. Dopo l’impegno assunto da Draghi a luglio a fare tutto il necessario per preservare l’Euro “la Bce ha già superato il punto di non ritorno”, sostiene. “Le aspettative per Draghi sono così alte – conclude l’articolo dopo aver esaminato diverse opzioni percorribili per affrontare la crisi dell’Euro – che se non sarà all’altezza, rischia un parallelo diverso: quello con Napoleone a Waterloo”.

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