In tempi di spending review, per il Comune di Roma anche l’assistenza ai tossicodipendenti diventa una voce da tagliare. Dal 1 agosto scorso, per la prima volta dopo dodici anni, all’ 800 272727 – il numero verde di aiuto a coloro che sono coinvolti in un problema di tossicodipendenza – non risponde più nessuno. “Droga che fare?”, la onlus che gestiva il call center per conto dell’Agenzia per le tossicodipendenze del Comune di Roma, “è stata costretta a chiudere i battenti”. A denunciarlo è il fondatore dell’associazione, il doppiatore Claudio Sorrentino. E lo stop (implicito) alla prima struttura europea di aiuto telefonico per tossicodipendenti arriva proprio dall’Act, l’Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze.

Le prime difficoltà per la help-line iniziano con l’avvento in Campidoglio di Gianni Alemanno e si moltiplicano con l’arrivo (un anno dopo l’elezione del sindaco) alla direzione dell’agenzia – emanazione del Comune – di un fedelissimo di Alemanno e del deputato Pdl Fabio Rampelli. Prima della nomina alla direzione dell’Act, Massimo Canu fa una lunga “gavetta” nel “Modavi”, un’associazione nazionale di volontariato e servizi sociali che vede tra i suoi fondatori proprio Alemanno e i cui principali sponsor sono l’ex ministro della Gioventù, Giorgia Meloni e (manco a dirlo) Fabio Rampelli. Approdato all’Act, Canu lancia subito l’offensiva contro “Droga che fare?” e tutte le altre associazioni “non allineate” che, nominate durante l’era veltroniana (e rutelliana), continuano a gestire servizi dell’agenzia. “Ma noi non c’entriamo niente con la politica – spiega Sorrentino a ilfattoquotidiano.it – Siamo liberi e indipendenti, tant’è che per Rutelli eravamo un’associazione nera, per la giunta di centrodestra invece siamo un’associazione rossa”.

Ma, si sa, anche se non ti schieri da nessuna parte, non sei comunque gradito. E così dal 2009, con l’arrivo di Canu, nonostante le spese di gestione che l’associazione sostiene continuino ad aumentare, i fondi rimangono invariati. La progressiva riduzione del servizio di aiuto telefonico diventa perciò l’inevitabile conseguenza: “Nel 2000, quando abbiamo iniziato, garantivamo il servizio h24 – ricorda il fondatore della onlus – ma negli ultimi anni i pochi fondi che ci arrivavano ci hanno costretti a rispondere al telefono soltanto dalle 10 alle 19”. E poi ci sono quegli strani “intoppi burocratici” che causano ritardi nel pagamento dei rimborsi e talvolta anche il mancato riconoscimento delle spese. Lo stipendio di un nuovo operatore, assunto in sostituzione di un altro che va via, ad esempio, non può essere rimborsato se l’assunzione avviene senza l’autorizzazione dell’ agenzia. “Ma il via libera dell’Act non arrivava mai prima di 25 giorni – spiega Sorrentino – e noi avevamo bisogno di un nuovo operatore subito”. L’acquisto di nuovi pc per le postazioni? Anche questa una spesa non rimborsabile.

“Negli ultimi nove mesi il contratto per la gestione del servizio ci è stato prorogato mensilmente, costringendoci ad operare in un regime di assoluta precarietà”. Ma gli operatori di “Droga che fare?” (psicologi, sociologi ed assistenti sociali) reggono anche a questo stillicidio, continuando tutti i giorni dell’anno a rispondere con professionalità alle esigenze delle persone in difficoltà. L’800 272727 fornisce infatti risposte sulle caratteristiche delle sostanze, sui rischi e le modalità di assunzione, sulla legislazione vigente in materia e indirizza gli utenti verso le strutture presenti sul territorio. E anche senza un’adeguata campagna di comunicazione – spesa naturalmente non riconosciuta, ma fondamentale per far conoscere il servizio ai cittadini – vengono raggiunti 1300 contatti l’anno: “Un record”.

Il colpo di grazia per “Droga che fare?” arriva con il nuovo bando per la gestione del servizio che prevede uno stanziamento mensile di 4.800 euro a fronte dei circa 11mila stabiliti dal precedente budget. “Tagli sul sociale di questa portata sono incomprensibili, anche in ottica di spending review – attacca Sorrentino – specialmente se il direttore Canu continua a guadagnare oltre 120mila euro l’anno”. Andare avanti è impossibile. “Le cause delle difficoltà economiche dell’associazione “Droga Che Fare?” – ribatte l’Act – sono riconducibili agli elevati costi sostenuti per il mantenimento della sede nella centralissima via del Corso”. Motivazioni pretestuose per l’associazione: “Per la struttura che ci ospitava, pagavamo un canone di 1700 euro comprensivo dell’affitto delle attrezzature e del costo delle utenze. Una cifra che risulterebbe simbolica perfino nella periferia di Roma”.

Ma le spese che la onlus di Sorrentino deve affrontare sono tante altre, in primis gli stipendi dei dieci operatori. E così, “con rabbia e rammarico”, è costretta a mollare. Proprio quando scatta “l’emergenza estate” e nel momento in cui i dati sul consumo di cocaina, diffusi dall’istituto Mario Negri, attestano al primo posto Roma (insieme a Napoli), il Comune perde dunque il servizio di risposta telefonica dedicato alle tossicodipendenze. “Roma Capitale non rimarrà senza un servizio di consulenza telefonica dedicato alle tossicodipendenze – fa sapere l’Act – Il ‘Nuovo quadro dei servizi’, deliberato dall’Agenzia sulla base delle linee guida dell’Assemblea capitolina, prevede la nascita di un servizio similare per tipologia progettuale”. “A gestirlo saranno di sicuro associazioni o cooperative tutte vicine a Canu e Alemanno”, conclude Sorrentino. Dello stesso parere è anche il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza Lazio, che lo scorso marzo, nel dossier “La cricca di Alemanno (e Rampelli)”, aveva denunciato: “I nuovi bandi dei servizi per le dipendenze sono stati attribuiti tutti a favore di associazioni gradite ai big della giunta comunale”. Tra queste Modavi Lazio (l’ex associazione di Canu co-fondata da Alemanno), Asi-Ciao (“associazione, nata dalle fila di ex An, che non si occupa di tossicodipendenze ma promuove iniziative culturali”) e Integra (legata ai gemelli Paolo e Laura Marsilio, esponenti del Pdl romano).

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