I custodi amministrativi nominati dal gip di Taranto sono arrivati all’Ilva e hanno iniziato formalmente le procedure di sequestro di sei aree dell’impianto siderurgico: parchi minerali, cokeria, agglomerato, altiforni, acciaieria e gestione rottami ferrosi. Nel pomeriggio si sono riuniti con il presidente dello stabilimento, Bruno Ferrante che non si è detto sorpreso dell’arrivo dei tecnici anche si aspettavano “questa tempistica”. “Vedremo quali saranno le loro decisioni nei prossimi giorni ma quanto successo non cambia la nostra voglia di lottare e difenderci in tutte le sedi istituzionali”, ha ribadito Ferrante.

Intanto i sindacati hanno annullato la conferenza stampa prevista per oggi e dopo aver chiesto di incontrare quanto prima la dirigenza aziendale, hanno convocato un consiglio di fabbrica che si è riunito in attesa degli sviluppi della situazione. Gli esperti (tra cui alcuni dell’Arpa) designati dal gip Patrizia Todisco hanno il compito di “controllare e sovrintendere alle misure relative allo spegnimento degli impianti dell’area a caldo” sottoposti a sequestro. Sugli impianti sottoposti a sequestro sono stati apposti cartelli con le indicazioni delle operazioni vietate e quelle consentite. L’avvio delle procedure, tuttavia, non comporta l’automatico spegnimento da oggi degli impianti e lo stop alla produzione, perché  prima di arrivare a questo punto dovranno passare diverse settimane. La decisione del Tribunale del Riesame è attesa per il 3 agosto.

Insieme ai tecnici, stanno operando anche i carabinieri del Noe e il nucleo operativo ed ecologico dell’Arma. “Il provvedimento nei giorni scorsi era stato notificato ma non eseguito, anche perché – spiegano fonti investigative – c’erano migliaia di lavoratori in strada e la città era bloccata. Oggi invece è cominciata la fase dell’esecuzione che ovviamente parte dall’esame di tutta una serie di procedure tecniche molto complesse e molto particolari. Il principio che l’Ilva sia sotto sequestro va affermato”. Fissati per domani mattina alle 11 i primi interrogatori di garanzia delle persone sottoposte agli arresti domiciliari: si tratta di otto tra dirigenti ed ex dirigenti dello stabilimento siderurgico accusati, a vario titolo, di disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose, inquinamento atmosferico.

Cauto il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano: “La nostra posizione sull’Ilva è chiara: la città è unita nella difesa del diritto alla salute e del diritto al lavoro. Ma tutto va fatto in modo ragionevole, non possiamo pensare di fare in tre mesi quello che non è tato fatto in 120 anni. Questa scossa, voluta ed apprezzata dalla magistratura, servirà a stabilire dei limiti che non dovranno più essere oltrepassati”. Sulla questione è intervenuto anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rispondendo alla lettera ricevuta dai lavoratori dell’impianto: “Sono debitore di una risposta al drammatico appello che mi avete rivolto: anche perché nel lontano 1959-60, da giovane deputato ed esponente politico meridionale, fui convinto sostenitore della necessità – per la rinascita e lo sviluppo del Mezzogiorno – della costruzione di un impianto siderurgico a ciclo integrale nella città di Taranto. Auspico (…) un clima di serena comprensione e di responsabile partecipazione sociale e civile a Taranto e in tutti i centri interessati alla scottante questione”.

Intanto il Codacons ha presentato alla Procura di Taranto la propria nomina di parte offesa in qualità di associazione ambientalista e un esposto in cui si chiede di estendere le indagini anche nei confronti dei Ministeri dell’ambiente e della salute e degli enti locali territorialmente competenti.

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