La Lega che rischia di subire un fortissimo contraccolpo dallo scandalo sui fondi del partito. Il Movimento 5 Stelle in odore di exploit, anche se il voto amministrativo non è il terreno prediletto della cosiddetta “antipolitica”. Il Pdl alla prima, difficile prova del dopo Berlusconi, aggravata dalla rottura con Umberto Bossi, foriera di probabili sconfitte in diversi comuni del Nord finora governati insieme agli alleati “padani”. E il Pd, che secondo gli umori sondati dagli istituti di ricerca dovrebbe tenere e magari guadagnare città e consensi, ma spesso con candidati sindaco alternativi a quelli proposti dal partito e bocciati alle primarie.

Sono questi i più importanti nodi politici delle elezioni amministrative del 6 e 7 maggio, che interessano circa nove milioni di elettori in 942 Comuni (vai allo Speciale amministrative di ilfattoquotidiano.it). Ma, soprattutto, va per la prima volta al voto l’Italia governata dai “tecnici” di Mario Monti. Un termometro dei nuovi equilibri sarà il risultato dei 27 capoluoghi di provincia: oggi 17 sono governati dal centrodestra (Alessandria, Asti, Monza, Como, Verona, Belluno, Gorizia, Parma, Lucca, Rieti, Isernia, Trani, Lecce, Palermo, Trapani, Catanzaro e Brindisi), 9 dal centrosinistra (Cuneo, Genova, La Spezia, Piacenza, Carrara, Pistoia, Frosinone, L’Aquila, Taranto) e uno dai centristi (Agrigento). 

LA LEGA DEGLI SCANDALI. Per il partito di Umberto Bossi, i numeri che circolano tra i sondaggisti sono da paura. Nello scenario peggiore, l’emorragia potrebbe raggiungere quasi la metà dei consensi, restituendo un partito al 5 per cento, quindi marginale sulla scena politica nazionale e poco appetibile per le alleanze in un possibile sistema elettorale proporzionale. “Registriamo un ampio travaso di voti dalla Lega al Pdl e, in parte, al Movimento 5 Stelle”, spiega Roberto Weber, presidente dell’istituto di ricerca Swg di Trieste. “Neppure la quasi solitaria opposizione al governo Monti pare in grado di controbilanciare. Ma visto che le ragioni del voto leghista al nord restano inalterate e i problemi derivano dalla gestione del partito, è possibile che si arrivi a una reazione dall’interno, per esempio dei sindaci, o dei dirigenti veneti rispetto ai lombardi”. Nella sola Lombardia vanno al voto ben 126 Comuni, in cui la Lega corre da sola o apparentata a liste civiche. 

LA CORSA DEI 5 STELLE. La cosiddetta antipolitica è stata protagonista del dibattito degli ultimi mesi, e per il movimento ispirato da Beppe Grillo, che a torto o a ragione pare incarnarla, alcuni osservatori pronosticano un risultato a due cifre. Che, proiettato in una dimensione nazionale, porterebbe i 5 Stelle a essere il terzo o il quarto partito italiano. Un’eresia fino a pochi mesi fa, anche se Weber smorza – ma solo momentaneamente – gli entusiasmi. “Il movimento mostra una netta tendenza a crescere, ma non è detto che l’esplosione avvenga in occasione del voto amministrativo, dove contano di più le figure dei candidati e meno le ragioni della protesta politica contro il governo o contro i partiti”. Ma chi farà le spese dell’ascesa dei “grillini”? A sorpresa, non tanto i partiti tradizionali “che hanno già dato”, sostiene il presidente della Swg, “ma l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro“. Premia anche il volto del tutto nuovo di un movimento “senza un leader che sia sceso personalmente in campo come avevano fatto Berlusconi, Di Pietro, Vendola”. Il comico Grillo, infatti, “difficilmente si presenterà candidato in Parlamento, ma più probabilmente manterrà il suo ruolo di ‘agitatore'”. 

IL PDL “ORFANO” DI BERLUSCONI. Più difficile sondare i destini del Pdl, dopo il passo indietro del padre fondatore Silvio Berlusconi causa scandali, processi e fine anticipata del suo governo. C’è una parte dell’elettorato in “sicura sofferenza”, spiega Weber, in particolare “quelli che si sentivano protetti in una sorta di porto franco dove certi comportamenti erano ammessi, per esempio non pagare le tasse, e con Monti non lo sono più”. Le ricerche dicono anche che un terzo degli elettori del partito sta dalla parte del governo del professore bocconiano (sono due terzi nel Pd), e quindi potrebbe essere tentato da un avvicinamento al Terzo polo. “Il passo indietro di Berlusconi peserà più al nord”, prevede ancora Weber, “perché a sud i meccanismi di appartenenza partitica sono diversi e meno legati ai leader nazionali”. A buon conto, Berlusconi ha fatto sapere che questo voto di maggio non ha valore politico perché “c’è una grandissima percentuale di cittadini che è confusa e non sa per chi o cosa votare o se valga ancora la pena di votare in un momento di parentesi della democrazia, con questo governo provvisorio”.

GLI AUTOGOL DEL PD. Con la crisi della Lega e del Pdl, il Pd potrebbe approfittarne e probabilmente lo farà, per esempio conquistando qualche sindaco nei centri del nord dove l’alleanza di centrodestra si è rotta. Ma il partito di Pierluigi Bersani sconterà gli “autogol che si è fatto durante le primarie”. L’errore, secondo il presidente di Swg, è stato quello di “prestarsi a primarie di coalizione invece che di partito. In diversi casi il Pd si è indebolito presentando più candidati, che per di più, in questo clima di antipolitica, sono stati percepiti come ‘vecchi’ al di là delle loro caratteristiche reali”. Il caso più eclatante è Genova, dove l’esponente di Sel Marco Doria potrebbe diventare sindaco alla guida di una coalizione di centrosinistra come accadde l’anno scorso a Milano con Giuliano Pisapia, anche lui membro del partito di Nichi Vendola. Quanto al sostegno al governo Monti, qui l’umore dell’elettorato riserva sorprese. Perché se le politiche messe in pratica su fisco e lavoro non incontrano in generale la simpatia del popolo del centrosinistra, resta in favore di Monti “la gratitudine per essersi portato via Berlusconi”.

DA GENOVA A PALERMO, LE SFIDE DA SEGUIRE. Genova, Palermo, Verona, L’Aquila sono tra i capoluoghi più importanti che il 6-7 maggio sceglieranno un nuovo sindaco, con eventuale ballottaggio due settimane dopo. Da seguire, in particolare, il tentativo di Leoluca Orlando di tornare sulla poltrona più alta del capoluogo siciliano, dopo la clamorosa frattura seguita alle primarie del centrosinistra. Il Movimento 5 stelle punta alto a Genova, la città di Beppe Grillo, ma può raccogliere risultati eclatanti fra i No Tav della Val Susa e a Cuneo, complice la crisi del Carroccio. Mentre a Monza, provincia di residenza di Silvio Berlusconi, si profila una lotta all’ultimo voto tra gli ex alleati Lega e Pdl per arrivare al ballottaggio contro il candidato del centrosinistra

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