L'incontro tra Mario Monti e Abu Mazen

Due Stati per due popoli. E’ quanto prospettato dall’Italia per risolvere la questione mediorentale attraverso la creazione di due istituzioni statali per israeliani e palestinesi, affinché vivano “in pace l’uno accanto all’altro”. E’ quanto sostenuto dal premier Mario Monti nella conferenza stampa a Ramallah con il presidente dell’Anp Abu Mazen. “Non c’è alternativa a questa soluzione raggiungibile solo con il negoziato” che è “l’unica via per un futuro migliore del popolo palestinese ma anche – ha detto il presidente del Consiglio – per garantire la sicurezza di Israele ed una sconfitta del terrorismo. Con Abu Mazen – ha proseguito Monti – “abbiamo discusso delle prospettive di pace in Medio Oriente”. Oltre che delle questioni bilaterali tra Italia e Anp. “Vogliamo relazioni sempre più strette” ha aggiunto il capo del governo.

Da parte sua, Abu Mazen, nonostante la fase di stallo dei negoziati, ha difeso l’iniziativa delle Nazioni Unite – fortemente criticata invece da Israele – assicurando tuttavia di non volere isolare lo Stato ebraico. “Noi – ha detto – non vogliamo isolare Israele né delegittimarlo, ma vogliamo la fine dell’occupazione per poter giungere alla soluzione dei due Stati”. “Noi vogliamo vivere accanto a Israele in pace e sicurezza” ha proseguito, sottolineando inoltre l’impegno dell’Anp perché tutti i paesi arabi riconoscano in futuro Israele “quando si sarà ritirato” dai territori occupati.

Ciò detto, tuttavia, l’Autorità nazionale palestinese ha ancora una volta accusato Israele di non rispettare gli impegni internazionali. “Il processo di pace – ha detto Abu Mazen – è in difficoltà a causa dell’allargamento delle colonie e del mancato rispetto israeliano degli accordi internazionali e bilaterali fondati sul principio della soluzione due popoli-due stati”. Il negoziato, del resto, èentrato in una fase di stallo, ma uno spiraglio potrebbe aprirsi in vista della prossima riunione del quartetto per il Medio Oriente (Usa, Ue, Onu e Russia) attesa per metà aprile. Nei prossimi giorni, inoltre, dovrebbe arrivare all’indirizzo del premier israeliano, Beniamjn Netanyahu, una lettera scritta da Abu Mazen e della quale si farà latore il premier palestinese, Salam Fayyad.

Intanto al Palazzo di vetro va avanti la richiesta di riconoscimento dello Stato palestinese avanzata dallo stesso Abu Mazen. “Questa richiesta di riconoscimento – ha spiegato il presidente dell’Anp – non è un’azione unilaterale ma è volta ad agevolare il negoziato, con un passo che non vuole isolare Israele ma porre fine all’occupazione e realizzare la soluzione due popoli-due stati. Noi – ha sottolineato Abu Mazen – vogliamo vivere accanto ad Israele”. Nel corso dell’incontro con Monti, Abu Mazen ha infine ribadito la necessità che siano liberati i detenuti politici palestinesi nelle carceri israeliane, soprattutto quelli in prigione dal prima del 1994.

Il giorno della visita di Monti in Israele e Palestina, tuttavia, è stato anche quello della censura di Gerusalemme contro il poeta Guenter Grass, a cui è stato vietato l’ingresso nel Paese dopo la pubblicazione del componimento “Ciò che va detto”, in cui il Nobel tedesco accusa lo Stato ebraico di voler colpire con un’atomica l’Iran. Il ministro dell’Interno, Eli Yishai, ha dichiarato lo scrittore tedesco “persona non gradita” in Israele. Anche il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, ha pesantemente criticato la poesia, definendola un’espressione “dell’egoismo dei cosiddetti intellettuali occidentali, che sono pronti a sacrificare il popolo ebraico sull’altare di un folle antisemitismo per la seconda volta, solo per vendere qualche libro in più e guadagnarsi riconoscimento”. Lieberman – che, secondo Haaretz, ha sferrato il duro attacco durante l’incontro con il premier Mario Monti – ha aggiunto che la leadership europea dovrebbe condannare dichiarazioni che possono aizzare sentimenti anti-semiti nell’opinione pubblica: “Abbiamo visto nel passato come piccoli semi di antisemitismo possano trasformarsi in un enorme falò che ferisce tutta l’umanità”. In un articolo sul domenicale Bild am Sonntag il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha definito “poco intelligente e assurdo mettere sullo stesso piano morale Israele e l’Iran”.

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