Credo di essere al di sopra di ogni sospetto, sono sempre stato dalla parte della giustizia e per l’indipendenza dei magistrati, a questo proposito mi onoro di aver scritto recentemente un libro su questi temi insieme al magistrato antimafia di Palermo Nino Di Matteo. Sulla vicenda Formigli-Fiat non ci sto.

Non ho dubbi, sto con Corrado, che, in una delle puntate di Annozero, ha realizzato un servizio dove è stato confermato ciò che in precedenza era stato scritto sull’autorevole rivista Quattroruote: sullo stesso percorso l’Alfa Romeo Mito era risultata più lenta della Mini Cooper e della Citroen DS3. Anche il giornale è stato querelato dalla società torinese?

Il giudice ha condannato la Rai e Riccardo Formigli a pagare 1 milione 750 mila euro per danno patrimoniale e 5 milioni 250 mila euro per danno non patrimoniale, cioè morale e d’immagine.

Conosco Formigli, so quanto vale professionalmente, lo ha dimostrato lavorando nella squadra di Santoro, a Sky, ora tutti i giovedì andando in onda su La7 con Piazzapulita. Non conosco il giudice che ha emesso la sentenza, avrà avuto le sue buone ragioni, ma in questa brutta storia, che mette in discussione la libertà di opinione, qualche cosa che non quadra c’è.

Lo ha scritto puntualmente Milena Gabanelli sul Corriere della sera: il collegio di esperti, a cui il tribunale ha affidato la perizia, era composto dal professor Francesco Profumo (oggi ministro nel governo Monti), allora rettore del Politecnico di Torino che, grazie al finanziamento dalla Fiat (rinnovato fino al 2014), ha potuto istituire il corso di laurea in ingegneria dell’autoveicolo; il professor Federico Cheli, responsabile di una serie di contratti di ricerca tra Politecnico di Milano e Pirelli pneumatici, Bridgestone, Centro Ricerche Fiat, Ferrari Auto, Fiat Auto; Salvatore Vicari, docente della Bocconi, è stato nel consiglio di amministrazione della Valdani-Vicari & Associati, all’interno della quale vi è l’ex direttore generale di Taksid France (griuppo siderurgico fondato dalla Fiat). Dalla Valdani-Vicari proviene uno dei massimi dirigenti di Fiat Service.

Forse, senza mettere in discussione le capacità dei tre esperti, qualcuno potrebbe obiettare che nella loro scelta vi è la presenza di un vizio, molto comune nel nostro Paese, di conflitto di interessi.

Democraticamente mi sento in dovere di esprimere un’opinione in contrasto con quella del giudice e di contestare la decisione della Fiat per aver portato la Rai e Formigli in tribunale. E’ una sentenza che va contro la libertà di opinione, rischia, se confermata, di seppelliree quella giurisprudenza che assegna al giornalista il ruolo di “cane da guardia della democrazia”, che può anche sbagliare purché in buona fede. E’ una sentenza che rischia di scatenare l’autocensura quando il fatto ha come protagonista una grande azienda.

Marchionne e Formigli non possono essere messi sullo stesso piano: è il reddito che li divide. Per questa sentenza che sputtanata si sta prendendo, la Fiat poteva risolvere chiedendo semplicemente ad Annozero il diritto di replica.

Aggiornamento del 24 febbraio 2012, ore 13.51:

Ricevo e pubblico la lettera di rettifica inviata da Salvatore Vicari, con una mia breve controreplica:

Caro Direttore,

Leggo su questo sito che è stato ripreso un articolo di Milena Gabanelli pubblicato sul Corriere della Sera di mercoledì 22 febbraio 2012 – dal titolo La Rai, la Fiat e il risarcimento milionario-, su cui ho già provveduto a inviare una replica.  Nel soprastante post di Loris Mazzetti viene insinuato che  nella mia  qualità di Ctu nominato dal Tribunale di Torino nella  causa Fiat – Rai, avrei eseguito non correttamente  il mandato conferitomi dal Giudice di Consulente d’ufficio e quindi organo super partes, essendo in conflitto di interessi ed effettuando dunque considerazioni tecniche non nell’interesse della giustizia, ma nell’interesse della Fiat. L’affermazione, gravemente diffamatoria, non ha alcun fondamento, né hanno significato i collegamenti capziosamente menzionati nell’articolo per suggerirne l’esistenza.

L’ex direttore generale di Teksid France – società del gruppo  Fiat – non è più socio di Valdani Vicari & Associati (Vva) dallo scorso anno e, in ogni caso, la carica dirigenziale in seno alla Teksid France quale collegamento della mia presunta collusione con la Fiat, è cessata nel 1981 cioè oltre 30 anni fa e addirittura 10 anni prima che la società Vva venisse costituita: tramite questo ex socio di Vva non vi è mai stato, pertanto, alcun collegamento, neanche indiretto, con Fiat o con società dalla stessa controllate o partecipate.

L’attuale massimo dirigente di Fiat Service, invece, è un giovane brillante di 28 anni che si è formato professionalmente presso la Vva con la quale ha collaborato fino al marzo 2011. L’anno scorso ha scelto di lasciare Vva accettando una proposta di lavoro: è evidente che Fiat, in quest’ottica, è stata una società concorrente con Vva, la quale ha subìto un danno per aver perso una risorsa preziosa che era impegnata su diversi progetti di Vva. Alla luce di queste precisazioni, è evidente che Loris Mazzetti ha volutamente ripreso e utilizzato circostanze del tutto irrilevanti e inveritiere per indurre il lettore a ritenere la sussistenza di una fantomatica collusione tra il sottoscritto e Fiat.

E’ quindi inaccettabile che sulle colonne del sito della sua testata possano trovare spazio articoli così approssimativi e denigratori: ho svolto il ruolo di Ctu nella causa Fiat-Rai rispondendo puntualmente ai quesiti formulati dal Tribunale di Torino con correttezza ed imparzialità, applicando le competenze professionali maturate in oltre 30 anni di carriera come docente e studioso, nonché la mia esperienza maturata nel settore consulenziale. In ragione della esposizione che il mio ruolo mi conferisce, sia in ambito accademico sia in ambito consulenziale, in Italia e all’estero, La invito a pubblicare questa lettera ai sensi dell’art. 8 legge 47, 8 febbraio 1948.

Cordiali saluti

Salvatore Vicari

La mia contrereplica:

Gentile professor Vicari,

Prendo atto della Sua richiesta di rettifica e mi scuso per non aver verificato le informazioni pubblicate sul Corriere da Milena Gabanelli, e da me citate. Nel mio post soprastante, comunque, non si mette in discussione né la Sua professionalità né si entra nel merito del lavoro svolto, si esercita, nei confronti del giudice, il diritto di critica, che confermo, per aver scelto illustri personaggi che nel passato o nel presente, direttamente o indirettamente, hanno avuto contatti con Fiat.

Cordialmente

Loris Mazzetti

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