La magistratura romana indaga sulle presunte carenze nei pronto soccorso degli ospedali della capitale. Il caso da cui si parte è quello del pronto soccorso del San Camillo, dopo la pubblicazione di alcune foto in cui alcuni pazienti venivano medicati sul pavimento. Il fascicolo per ora è contro ignoti e senza ipotesi di reato. Anche Il Fatto si era occupato delle carenze del nosocomio romano con la denuncia di un genitore, Roberto Montacci, che aveva raccontato dell’attesa di circa 40 ore all’interno del presidio per l’assistenza alla figlia di 5 anni che presentava febbre alta. Anche in quel caso, la bambina non era stata adagiata neanche su una barella e il padre aveva dovuto smontare il sedile della propria auto per mettere la figlia attaccata ad una flebo.

Il procuratore reggente Giancarlo Capaldo ha delegato gli accertamenti ai pm Rosalia Affinito ed Elisabetta Ceniccola. Sul tavolo degli inquirenti vi è anche l’informativa dei Nas, informativa che ha evidenziato disfunzioni strutturali sia per il pronto soccorso del San Camillo che per quello dell’ospedale di Tor Vergata.

Solo il governatore del Lazio, Renata Polverini, aveva tentato di minimizzare il caso delle foto schock del San Camillo, tentando di giustificarle come “interventi d’urgenza”, poi aveva aggiunto: “Pensare sul piano politico di distruggere un sistema puntando alla diffamazione di strutture pubbliche è inaccettabile”. La direzione dell’ospedale invece aveva ribattuto alle accuse di carenza, dichiarando che le foto erano false. “Noi non abbiamo nulla da nascondere”, aveva affermato il direttore generale del San Camillo-Forlanini, Aldo Morrone.

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