Prendo spunto da una notizia apparsa di recente. Dopo il no di Monti alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020, il presidente del Consiglio del Lazio ha fatto sapere che resterà in piedi la Commissione regionale costituita ad hoc per quell’obiettivo (nonostante il presidente e il vice presidente si siano già dimessi) ma che, invece di chiamarsi Commissione per i Giochi olimpici, si chiamerà Commissione per i Grandi eventi. A beh, allora cambia tutto.

In pratica, resterà in piedi un mini apparato creato appositamente per un avvenimento che non si terrà più, che costa 225 mila euro l’anno e che, fino ad oggi, si è riunito solo tre volte. Ogni seduta è costata la bellezza di 75 mila euro tra benefit, indennità di presidenza, di vice presidenza e spese di consulenza. Uno spreco che si aggiunge a quello dei privilegi per i consiglieri regionali e all’estensione dei vitalizi agli assessori esterni, non eletti, che la maggioranza al Governo del Lazio ha fatto passare durante l’ultima Finanziaria regionale, il 21 dicembre scorso. Alla faccia della crisi.

Pensavo questo, qualche giorno fa, mentre mi apprestavo a compilare la domanda per l’inserimento di mio figlio al nido comunale. Ancora impresse nella mia mente due immagini epocali, quelle di Alemanno, che il giorno prima spala la neve e quello dopo incassa il no di Monti per Roma 2020. Davvero un brutto periodo per lui. Ecco, se avesse speso un solo giorno a difendere i diritti dei cittadini con la stessa enfasi con cui, negli ultimi tempi, ha difeso il suo operato, probabilmente non starei qui a compilare una domanda per un nido comunale che nessuno si sognerà mai di accettare.

Il mio tenore di vita e la mia condizione sociale non mi consentono di avere accesso a un asilo pubblico. E non perché lavoro troppo e guadagno troppo, ma perché ho un lavoro precario. E quindi, a rigor di una logica tutta italiana (la stessa che tiene in piedi una commissione fantasma) i disoccupati, gli inoccupati, i part time, i Co.co.co e via dicendo hanno meno punti in graduatoria. Per tutti loro, lavoratori dai mille impieghi e dai mille euro al mese, non resta che rivolgersi al privato: 400 euro al mese e passa la paura. L’unica soluzione che rimane è quella di organizzarci.

La carenza di nidi comunali, nella mia città, è cronica. A Roma ci sono 200 asili pubblici (di cui soltanto 194 aperti) e 230 privati in convenzione. Nel 2010, al momento della pubblicazione graduatorie, su 18.600 domande, solo poco più di 10mila sono state accolte, mentre per 8mila bambini dai 0 ai 3 si sono aperte le lista d’attesa. Il Comune di Roma potrebbe fronteggiare l’emergenza aprendo i nuovi asili appena ristrutturati, ma in realtà la linea seguita dal Campidoglio sembra essere quella della privatizzazione e dell’esternalizzazione del servizio, dandolo in concessione o in convenzione. Nel primo caso parliamo di asili costruiti o restaurati con soldi pubblici, concessi poi al privato che godrà anche di un contribuito comunale di 475 euro a bambino.

Per quel che riguarda i nidi in convenzione, i dati elaborati dall’Anci dimostrano come siano lievitati i costi nelle città dove si è maggiormente privatizzato. A tutto questo si aggiunge l’approvazione, da parte della Regione Lazio, della nuova normativa sugli asili nido che prevede la diminuzione dei mq destinati ad ogni bambino (da 10 a 6 mq) e l’aumento del rapporto educatrice-bambino, che passa da 1/6 ad 1/7. Con buona pace della qualità del servizio, del carico di lavoro per le operatrici e del benessere dei bambini.

Risale a poco tempo fa l’operazione del Gruppo sicurezza pubblica della Polizia municipale di Roma negli asili privati della capitale. Solo nell’VIII municipio la metà dei nidi controllati presentava irregolarità: uno era totalmente abusivo e un altro, autorizzato a ospitare 14 bambini, ne accoglieva 31. L’Unione Sindacale di Base ha lanciato una petizione a livello nazionale per chiedere che gli asili nido escano dai servizi a domanda individuale e siano inseriti nel sistema formativo di una persona come primo livello di istruzione, ovviamente non obbligatorio.

Cari amministratori, mentre scrivo penso a voi. Alla Polverini, che tiene in piedi i costi di una commissione fantasma per dei Giochi Olimpici che non si terranno a Roma, salvo poi togliere il contributo regionale al progetto dei nidi familiari (le tate condivise, o Tagesmutter, collaudate da anni in tutta Europa, ma non in Italia). E penso ad Alemanno, che nel corso dell’ultima visita al Papa ha dichiarato di essere in prima linea per il sostegno alle famiglie. Sindaco, quei milioni di euro che aveva destinato alla promozione delle Olimpiadi, troverà il modo di investirli in servizi per i cittadini?

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