Quattro anni, tre mesi e tre giorni dopo. Martedì 14 Febbraio Luigi Spaccarotella potrebbe avere una nuova matricola. Non più fregio sul berretto e mostrine d’ordinanza sulla divisa da poliziotto. Ma codici identificativi, numeri da casa circondariale. L’ingresso in carcere dopo una carriera al servizio dello Stato, svanita nella Polstrada di Battifolle (Arezzo) con l’omicidio di Gabriele Sandri. Era l’11 Novembre 2007, autostrada del Sole, autogrill di Badia Al Pino. “Da quel giorno la mia vita s’è spezzata. E’ finita col delitto di mio figlio”. Giorgio Sandri, papà coraggio, è a un passo dall’agognata giustizia. Per Gabbo ha combattuto dappertutto, ovunque. Ormai l’iter è al termine.

Nel giorno di San Valentino, la Corte Suprema di Cassazione può emettere il verdetto finale, il terzo, quello definitivo. Nel 2009,  omicidio colposo con colpa cosciente, cioè previsione dell’evento, condanna a 6 anni in Corte d’Assise ad Arezzo. In appello a Firenze, reformatio in peius, omicidio volontario con dolo eventuale, interdizione dai pubblici uffici, 9 anni e 4 mesi, era il 2010. L’ultimo grado può chiudere una vicenda anomala e controversa. Stereotipi da vittima e carnefice a parti inverse, con una scena da far west sull’A1, proscenio di lucida follia umana. Non c’entrano tifo, calcio, né bandiere faziose. “L’opinione pubblica fu anestetizzata. Passò il teorema delle violenze ultrà, depistando verità e gravità dell’accaduto. Si parlò dell’Heysel e del G8, quell’etichetta c’è rimasta addosso. Ma mio figlio, cittadino 26enne, è stato ucciso all’interno di un auto in movimento, senza aver fatto nulla. Quel colpo sparato tra le corsie autostradali, avrebbe potuto colpire chiunque. Un paese civile non lo può tollerare…

S’è mai spiegato quel gesto?
Giorgio Sandri: No, anche perché quell’individuo, oltre a non essersi mai pentito, non l’ha chiarito nemmeno ai giudici. Ha sempre mentito, cambiando versione a seconda delle convenienze. Avrebbero dovuto fargli un test sull’uso di droghe, un test di indagine psicologica per capire in quali condizioni prestò servizio quel giorno maledetto.

Cosa dirà la Cassazione martedì prossimo?
Mi aspetto giustizia giusta, la conferma della regolarità del processo. E che finalmente quell’individuo possa iniziare il suo percorso di pena e riabilitazione, come prevede uno Stato di diritto per chi si macchia di omicidio.

La sentenza dell’appello è mal motivata in punto di sussistenza dell’elemento psicologico del dolo”, dicono i legali di Spaccarotella. Puntano su presunti vizi di motivazione per annullare il processo o rifarlo tutto daccapo…
Non voglio credere a questa eventualità. E’ fantozziana. Avanzò ricorso in appello anche la Procura Generale della Toscana, opponendosi al primo grado. E poi l’ultima sentenza ha ristabilito una verità giuridica equa, l’omicidio volontario. Come giudicare chi punta la pistola su una macchina in viaggio, con dei giovani a bordo, sparando a braccia tese, come al poligono di tiro?

Quale sentenza potrà risarcirla?
Nessuna. Ma almeno potrò dire di non aver lottato invano e che la legge è uguale per tutti. Non mi sono mai arreso, perché la mia battaglia è di principio. Non un anno in più o in meno di carcere, ma il riconoscimento della volontarietà dell’atto omicida. Senza attenuanti: chi deve difendere la vita dei cittadini, non può compiere questa pazzia. Merito al Capo della Polizia Manganelli: assunse pubblicamente una posizione chiara. Chi uccise mio figlio, tradì anche il vincolo con Stato e divisa…

Teme colpi di scena dell’ultima ora?
No, sono sereno. Ma continuerò a vigilare, come ho sempre fatto. Anche dopo la sentenza. Anzi, io Spaccarotella non lo mollo. Martedì sarò in aula, come ho fatto nelle precedenti udienze di Firenze e Arezzo. E poi, aggiungo una cosa…

… quale?
Ho apprezzato le ultime parole del Guardasigilli Paola Severino: il Ministro ha detto che per migliorare il sistema della giustizia italiana c’è bisogno di rinunciare a qualche privilegio.

vuol dire che Spaccarotella ha goduto di privilegi?
Alle stesse condizioni, al suo posto, non so quante altre persone non avrebbero fatto nemmeno un giorno, anzi neanche un minuto in carcere. Finora è sempre stato a piede libero, rilasciava interviste a giornali, ha fatto foto e servizi televisivi. Come se noi dovessimo scusarci con lui per il disturbo. Ha recitato la parte della vittima.

e invece…
Invece da quattro anni vado a trovare mio figlio al cimitero, posando fiori sulla sua tomba. Oggi Gabriele avrebbe avuto più di 30 anni. Lo avrei voluto vedere adulto, sposato, con dei figli. Non ho mai nutrito sentimenti di vendetta verso quell’individuo ma solo desiderio di giustizia. E’ ora che Spaccarotella paghi. Nessun altro cittadino deve subire un altro 11 Novembre.

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