La Liguria è una terra di mafia. Sì, proprio questa regione che ha dato vita alla Resistenza. Che è stata modello civile e sociale per l’Italia.
Questo è un appello che non dovete firmare. E non vi chiediamo neanche di portare fiaccole, di sventolare striscioni o bandiere. È giusto scendere in piazza, ma poi tanti sono capaci di tenere una fiaccola in mano, mentre con l’altra firmano appalti che riempiono le tasche dei mafiosi. Tanti sfilano e poi tacciono quando sono chiamati in causa davvero.

Oggi la tramontana spazza i crinali e ci fa vedere tutte la nostra terra, da Imperia alla Spezia. Eppure la Liguria ci pare diversa, la luce più livida. Sì, qualcosa è cambiato. Qualcosa di profondo, tanto che a guardare le nostre città non sembrano più le stesse. Hanno sciolto il comune di Bordighera per infiltrazioni mafiose. Poi quello di Ventimiglia. E ancora nessuno sembra reagire davvero.

La Liguria è terra ideale per la mafia. Perché la ‘Ndrangheta è un parassita e trae nutrimento dalle difficoltà, dalla crisi. Perché la riservatezza, che è un tratto del nostro carattere, rischia adesso di sconfinare nell’omertà. In tanti siamo responsabili. A cominciare dai politici e dagli amministratori – del Pdl, come del Pd e della Lega – perché sparavano a zero contro “chi dipinge la Riviera come dominio della ‘Ndrangheta” invece di prendersela con i mafiosi. Perché tacevano mentre i loro fedelissimi guidavano amministrazioni infiltrate dalla criminalità organizzata. Perché si facevano finanziare da imprenditori chiamati in causa dalle inchieste e dall’Antimafia. Perché corteggiavano ambienti mafiosi pur di raccattare due voti. Perché continuano ancora oggi a dare appalti a società in odore di ‘Ndrangheta che così hanno conquistato il monopolio. Perché, a destra come a sinistra, hanno puntato tutto sul cemento e sui porticcioli che sono stati il cavallo di Troia per la ‘Ndrangheta.

Sono responsabili tanti imprenditori, perché si sono legati con società compromesse. Così il denaro guadagnato con la droga, con i traffici illeciti è stato ripulito. Così la nostra economia si è inquinata e le regole della competizione sono state distorte. Sono responsabili tanti giornalisti che hanno taciuto colpevolmente, tanti professionisti che hanno prestato la loro opera senza chiedersi chi erano i clienti. E tutti noi cittadini troppo a lungo abbiamo finto di non vedere.

Adesso, però, non possiamo più rimandare. Perché tra poco, tra pochissimo sarà tardi. Bisogna cambiare oggi finché basta un po’ di coraggio e non è ancora necessario essere eroi. Ma sarà difficile, perché il nemico della Liguria non ha la coppola e la lupara. Il nemico ormai è dentro di noi.

Per combatterlo non basta una firma da mostrare in pubblico. Per sconfiggere la ‘Ndrangheta l’unica persona cui dobbiamo rendere conto siamo noi stessi. Nella nostra vita di cittadini, nel nostro lavoro, ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte. E non ci sono mezze misure: chi non si oppone è complice.

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