Ted la vede così: sul suo cervello gira un sistema operativo diverso da quello delle altre persone. Un bel modo per definire la sindrome di Asperger, un disturbo della personalità imparentato con l’autismo.

A causa di questa sindrome, Ted comprende il linguaggio verbale ma non riesce a leggerne i significati sottotraccia. Per esempio, non capisce i giochi di parole o i modi di dire, anche i più semplici. Soprattutto, non riesce a decifrare il linguaggio del corpo, a capire dall’espressione dei suoi interlocutori se sono tristi o allegri, sereni o arrabbiati. E poi non sa dire le bugie: carenza davvero straordinaria per un dodicenne di ogni latitudine.

In compenso, il sistema operativo del cervello di Ted è imbattibile sul terreno della logica. Non per niente sarà proprio lui a risolvere il mistero della sparizione di suo cugino, salito una mattina di maggio su una capsula del London Eye, la grande ruota panoramica londinese, e mai più sceso.

Questa è, grosso modo, la trama di Il mistero del London Eye, giallo per ragazzi (e per i loro genitori) di Siobhan Dowd, edito da Uovonero. Ma nelle 250 pagine, che si leggono tutte d’un fiato, c’è molto di più di un romanzo avvincente e ben scritto. C’è un mondo, quello della disabilità, e un modo di raccontarlo davvero unico. Così come unica è Uovonero, casa editrice nata per garantire a tutti il diritto alla lettura (“leggere aiuta a capire il mondo che ci circonda e la comprensione aiuta a essere liberi”) ma anche il piacere di godere dei libri: quel piacere negato alle persone affette da autismo, dislessia, ritardo cognitivo e altre forme di disturbi dell’apprendimento. Come, appunto, la sindrome di Asperger.

Nel romanzo, però, questa sindrome non è mai nominata. Perché non ce n’è bisogno: chiunque ne sia colpito o abbia un figlio, un fratello, un amico che ne sia affetto, la riconoscerà nei comportamenti di Ted: un ragazzo apparentemente diverso dai suoi coetanei, che non comprendono le sue “manie”(per esempio l’ossessione per la meteorologia) e con i quali lui non riesce a relazionarsi. Eppure così simile a loro (per esempio nei rapporti con la sorella maggiore Kat o con i genitori) anche se non riesce a manifestarlo normalmente. Del resto, come scrive nella prefazione Simonetta Agnello Hornby, scrittrice di successo (La mennulara, Vento scomposto, La monaca) ma prima di tutto avvocato dei minori e dei diseredati “la normalità è diventata una questione di opinione e di moda. Nei brevi anni di questo deludente millennio la diversità, di cui tanto si parla e che a parole è tenuta in gran conto, nei fatti non è stata protetta”.

Non è un caso che a scrivere questo importante e godibilissimo romanzo sia stata una scrittrice anglo-irlandese, Siobhan Dowd, che dopo essersi a lungo battuta contro la censura e per la difesa degli scrittori perseguitati e incarcerati, ha trovato nella letteratura per ragazzi una nuova forma di espressione e di lotta. “Il mistero del London Eye” è stato il primo romanzo per ragazzi che ha scritto, anche se il secondo pubblicato dopo “A swift pure cry”, vincitore di numerosi premi in Gran Bretagna e in Francia. In seguito è riuscita a scriverne altri due prima di morire improvvisamente di cancro, a soli 47 anni, nel 2007.

Se il romanzo di Siobhan Dowd è rivolto a un pubblico di ragazzi e adolescenti, altre collane di Uovonero sono destinate a piccoli e piccolissimi che hanno voglia di leggere ma faticano a farlo. Per loro ci sono libri che ripropongono i classici della letteratura per l’infanzia con caratteristiche particolari: una sagomatura delle pagine progettata per renderli più facili da sfogliare e, soprattutto, una “traduzione” dei testi in un linguaggio speciale che utilizza la Caa (tecniche di comunicazione aumentativi e alternativa: facilita la comunicazione in persone che hanno una ridotta o nulla capacità comunicativa) e i simboli Pcs (Picture comuniucation symbols) che attraverso immagini grafiche rappresentano parole, frasi e concetti che rinforzano l’espressione e la comprensione di un’ampia gamma di argomenti. Così, la storia di Cappuccetto rosso o di Giacomino e il fagiolo magico riescono a emozionare anche quei bambini che, apparentemente, non ne sarebbero capaci.

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