Il Policlinico Umberto I di Roma è la più grande azienda ospedaliera d’Europa, ma non ha ancora, dopo oltre 10 anni, “un atto aziendale di indirizzo e programmazione”. L’atto aziendale disegna l’organizzazione e le articolazioni di governo di un’azienda sanitaria: obiettivi, incarichi, programmazione di spesa. Un atto obbligatorio secondo le leggi sulla Pubblica Amministrazione (d.lgs 29/93 e 165/2001) e la legge Bindi, che lo impone per tutte le strutture sanitarie (art. 3 d.lgs. 502/92 e d.lgs 517/99). La mancanza di questo atto fondamentale è divenuta oggetto di una interrogazione urgente del consigliere regionale Idv, Claudio Bucci che ha sollecitato il governatore del Lazio Renata Polverini a dare spiegazioni della grave mancanza. “L’assenza di un atto di organizzazione complessivo dell’azienda ospedaliera, – spiega Bucci – lascia le mani libere alla dirigenza del Policlinico su tutte le questioni che sono vitali per la sopravvivenza e il buon andamento di un’azienda: penso agli incarichi dirigenziali, ai carichi di lavoro da espletare, ai compensi da fissare per i dirigenti interni, fino alla nomina dei consulenti esterni”. Ad oggi sono centinaia gli incarichi dirigenziali all’interno del Policlinico Umberto I e di questi non sappiamo quanti siano giustificati.
Già nel 2007 Achille Serra nelle vesti di Alto Commissario anticorruzione, aveva richiamato l’attenzione sulla mancanza di questo atto e in una relazione aveva scritto all’allora direttore generale Ubaldo Montaguti rilevando che vi era una totale deregulation per l’azienda ospedaliera. “Ci siamo resi conto – scrive Serra – di una grandissima disorganizzazione e di una mancanza di controlli che può portare alla corruzione e agli illeciti”.
Ma c’è di più: secondo l’avvocato penalista Fabrizio Galluzzo, esperto nelle tematiche sanitarie, “l’assenza dell’atto aziendale, come previsto per legge, può comportare l’automatica invalidazione di tutti i processi di nomina dirigenziale avvenuti in sua assenza, e – continua – può configurare il reato di falso in atto pubblico, per tutti i dirigenti, regionali e ospedalieri, che hanno contribuito alla creazione di strutture complesse”. In effetti c’è un precedente, nella decisione della Cassazione ( sez. V 22.10.2003 n. 46863) che ha già emesso una sentenza di condanna “per reato di falso in atto pubblico, abuso d’ufficio per diversi amministratori che accreditavano l’esistenza di dirigenti apicali di strutture complesse” in Calabria, Asl di Palmi, a Polistena strutture che in verità non erano individuabili in ragione del non perfezionamento dell’atto aziendale”. Ad oggi, la risposta del Presidente Polverini all’interrogazione a risposta scritta dell’opposizione regionale, ancora non è arrivata. “Secondo il regolamento – spiega il consigliere Bucci – la risposta sarebbe dovuta arrivare entro il termine di tre settimane dall’annuncio in Consiglio. Così non è stato, è passato oltre un mese. Attendiamo fiduciosi”.
di Sabrina La Stella