La zona dove sorgerà la Città della salute

Sulla carta è il più importante progetto di edilizia ospedaliera della Regione Lombardia. Nella realtà il suo destino appare più incerto che mai. La “Città della salute e della ricerca“, che avrebbe dovuto portare alla creazione di un unico polo ospedaliero dedicato alla ricerca e cura per malattie infettive, neurologiche ed oncologiche – con la fusione dell’ospedale Sacco e degli Irccs Besta e Istituto dei tumori di Milano – ha subìto una pesante battura d’arresto poco prima di Natale, con lo sciogimento del Consorzio che si doveva occupare della realizzazione del progetto. Causa: mancanza di soldi. Ora non è ancora chiaro se e come si andrà avanti. E anche dove verrà realizzato questo mega polo della sanità lombarda, inizialmente previsto nell’area adiacente l’ospedale Sacco. Voci di corridoio parlano di un nuovo sito nell’area di Santa GiuliaPorto di Mare o in quella limitrofa all’Istituto europeo oncologico di Umberto Veronesi.

Ma andiamo con ordine. Il progetto Città dalle salute, partito nel 2007, è stato avviato operativamente lo scorso luglio. Il calendario dei lavori – forse un po’ ‘ambizioso’ in un Paese che non brilla per la velocità nel realizzare le sue opere infrastrutturali – prevedeva di avviare i lavori entro luglio 2012 e avere l’opera funzionante entro la fine del 2016. In soli 4 anni si sarebbero dovute realizzare la nuova sede del polo sanitario, le infrastrutture viarie di collegamento, una centrale di cogenerazione, deviare un torrente e acquisire delle aree Inps. Costo totale iniziale del progetto: 520 milioni di euro.

Lo studio di fattibilità fatto dal Consorzio era già pronto e si doveva passare alla pubblicazione del bando di gara per la realizzazione dei lavori, ma la Regione ha portato allo scioglimento del consorzio il 22 dicembre per contenere i costi a causa dei tagli operati per la crisi. E forse anche perché nel frattempo, come si legge nella delibera di giunta, rispetto all’accordo di programma del 2009, il costo del progetto sarebbe salito a 660 milioni di euro (140 in più dunque) e potrebbe essere suddiviso in due fasi distinte. La prima fase vede la realizzazione delle due nuove sedi del Besta e del Tumori e l’integrazione con la Fondazione Nerviano Medical Science con un investimento di 450 milioni, di cui 330 a carico della regione e 40 del Ministero della Salute; la seconda invece riguarda la riqualificazione del Sacco e l’integrazione dello stesso con le due nuove sedi, ma, testuali parole, “non c’è copertura finanziaria”. Un bel cambiamento insomma.

E poi, viste le altre criticità, evidenziate dal Comitato di Vigilanza e dal Comune di Milano sul resto del progetto (cioè la mancanza di risorse per realizzare le infrastrutture viabilistiche, potenziare il trasporto pubblico, costruire la centrale di cogenerazione, deviare il torrente Pudiga, acquisire le aree di proprietà Inps e bonificarle), la Regione si è detta disposta a prendere in considerazione, insieme a Palazzo Marino, la possibilità di realizzare l’intervento in un’area diversa, più accessibile dal punto di vista infrastrutturale. E qui si parla appunto – anche se nulla è confermato al momento – dell’area di Santa Giulia-Montecity, raggiungibile con la metropolitana ma oggetto dell’inchiesta della Procura di Milano sulle presunte irregolarità nella bonifica, che vede coinvolti tra gli altri anche l’immobiliarista Luigi Zunino. Insomma, non proprio l’area ideale per un polo sanitario.

Eppure, per molti dei medici e lavoratori delle strutture coinvolte sembrerebbe una scelta migliore rispetto a quella vicino all’ospedale Sacco. Come spiega un medico dell’Istituto dei tumori infatti, “i sindacati hanno osteggiato il progetto fin dall’inizio e continuano a farlo. Secondo loro è inutile spostarsi in un posto che si trova in mezzo al niente, mal collegato e sfavorito rispetto agli ospedali. Molti medici non si esprimono ma so che sono contrari. C’è infatti il dubbio su che fine faranno tanti servizi e divisioni. E’ inevitabile che alcuni dipartimenti dovranno essere accorpati per non avere dei doppioni”.

Diverso l’atteggiamento del Besta, le cui strutture sono piuttosto vecchie e malandate. “Il personale e le organizzazioni sindacali, considerando la situazione precaria della struttura, hanno accolto bene il progetto – racconta un medico dell’ospedale – I benefici da questo progetto sarebbero enormi per noi, non solo dal punto di vista delle strutture ma anche delle collaborazioni scientifiche con l’Istituto dei Tumori”. L’ospedale Sacco sembra invece ormai fuori dalla partita, visto che “attualmente non sono previsti interventi ad eccezione di un contributo per terminare la realizzazione del nuovo padiglione laboratori”.

Da Regione e Comune di Milano bocche cucite. Le uniche parole sono arrivate da Paolo Alli, sottosegretario della Regione per l’Attuazione del programma, che rispondendo ad un’interrogazione del Pd, ha spiegato che il Collegio di Vigilanza si riconvocherà entro fine gennaio per decidere la realizzabilità del progetto. Nel caso optasse per trasferire l’area dell’intervento, l’ospedale Sacco continuerebbe a svolgere la propria attività. Risposte che secondo il vicepresidente del Consiglio regionale, Sara Valmaggi (Pd), sono piuttosto incerte, “in particolare sugli interventi di riqualificazione dell’Ospedale Sacco”. Quel che è sicuro è che, se ‘va bene’, i tempi per avere questo ‘gioiello’ della sanità saranno molto più lunghi del previsto.

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