Non è bastata l’emorragia d’ascolti che ha fatto perdere credibilità, prestigio e soldi al giornale della rete ammiraglia Rai. Non sono bastati gli editoriali a senso unico, né la cacciata dal video di quei conduttori ritenuti troppo orientati a sinistra. E neppure i servizi sulle gelaterie e cappottini per animali mandati in onda prima (e spesso al posto) delle notizie importanti. Per cacciare Augusto Minzolini dalla poltrona del Tg1 c’è voluto il tribunale di Roma. Sì, perché la prima conseguenza del rinvio a giudizio con l’accusa di peculato per le spese folli fatte con la carta di credito aziendale è stata la rimozione dal suo incarico decisa oggi dal Cda di Viale Mazzini.

Ma Minzolini non ci sta, e in concomitanza del tg delle 20.00 diffonde una nota per annunciare il ricorso al giudice del lavoro: “Considero la mia rimozione un atto illegittimo, frettoloso, carente nei presupposti e sostanzialmente immotivato – scrive l’ex direttore – Credo non sia casuale che l’esito della votazione finita in perfetta parità abbia prodotto il risultato che mi riservo di contestare. Sorprende comunque che alcuni consiglieri dell’azienda, sebbene da me preventivamente informati, abbiano scelto di non tener conto delle guarentigie che il legislatore offre a tutti coloro che vengono colpiti da provvedimenti di una pubblica amministrazione quale la Rai ha scelto di considerarsi”.

A far pendere l’ago della bilancia contro il Direttorissimo (come lo chiamava Silvio Berlusconi, suo principale sponsor politico) è stato il voto del presidente di Viale Mazzini Paolo Garimberti che, in caso di parità, vale doppio. La votazione si è infatti conclusa con il punteggio di quattro a quattro, con i consiglieri di minoranza Nino Rizzo Nervo, Giorgio Van Straten e Alessio Gorla (più Garimberti) che hanno votato per la rimozione mentre gli altri membri del consiglio d’amministrazione (Antonio Verro, Giovanna Bianchi Clerici, Angelo Maria Petroni e Guglielmo Rositani) hanno continuavano a difendere la sua poltrona. Oltre che per il ruolo di Garimberti, per l’esito della consultazione è stata fondamentale l’uscita dalla sala di Rodolfo De Laurentiis al momento del voto.

Ora l’interim del più importante telegiornale italiano sarà detenuto, fino al 31 gennaio, da Alberto Maccari. La delibera sul nuovo direttore è stata votata separatamente rispetto a quella che dispone il trasferimento di Minzolini ad altro incarico e ha visto una maggioranza diversa e leggermente più ampia. Via libera da Garimberti, Bianchi Clerici, Rositani, Gorla e Verro. Van Straten si è astenuto, mentre hanno votato contro Rizzo Nervo, De Laurentiis e Petroni.

Ora che Minzolini è stato trasferito, il “fu Direttorissimo” rimane a disposizione del direttore generale Lorenza Lei in attesa di conoscere la sua destinazione finale. La direzione generale, che ha agito in base alla legge 97 del 2001, ha ora 40 giorni di tempo per concordare il trasferimento ad incarico equivalente per il giornalista.

Minzo, in attesa di sapere quale sarà la sua nuova collocazione in Rai, dovrà vedersela ora con i giudici della sesta sezione penale del tribunale della Capitale a partire dal prossimo 8 marzo. Su di lui pesa l’accusa di aver sforato, in soli 14 mesi, il budget a sua disposizione per circa 65mila euro. La somma è stata già restituita dal direttore all’azienda, ciò nonostante la Rai si costituirà parte civile nel processo.

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