“C’è Francesco? Sono la preside della Viviani. Per favore svegliatelo perché deve venire a scuola”. Ogni mattina è quasi sempre la stessa storia. Eugenia Carfora, preside della scuola media Raffaele Viviani di Caivano, fa il giro del “Parco Verde” suonando ai citofoni delle case dei ragazzi che a scuola non ci vogliono andare.

L’evasione scolastica è altissima. Il Parco Verde è uno dei luoghi a nord di Napoli tra i più floridi per lo spaccio di droga e dove quasi ogni famiglia ha un problema con la giustizia. Lo chiamano così perché tutte le case sono di colore verde. Un colore strano per queste case che sembrano solo appoggiate su uno spiazzo all’uscita di Caivano della superstrada Nola – Villa Literno. Sono strane anche le case. Sono fatte a casermoni, nate con la ricostruzione dopo il terremoto del 23 novembre 1980. Somigliano ai padiglioni di un carcere.

Nelle case vi abitano famiglie provenienti da varie zone di Napoli, sradicate dalle loro radici. “I bambini sono le prime vittime in questi quartieri difficili – afferma la preside – Se la mattina non incrocio tutti quegli occhi vispi nelle aule della mia scuola, li vado a prendere fino a casa. Dormono fino a tardi perché la sera fanno le ore piccole su Facebook. Nessuno li controlla. Li strappo dalla strada dove possono incontrare altri maestri, quelli cattivi”. La dirigente scolastica carica in auto i ragazzi e li porta nella stessa scuola dove neanche i docenti vogliono stare. “Ne mancano una trentina – dice Carfora, , che dal settembre 2007 guida questo istituto di frontiera – E quelli che ci vengono lo fanno solo per farsi trasferire dal Nord. Poi si mettono subito in malattia e comincia il balletto dei precari. Mi hanno scritto tanti insegnanti del nord che vorrebbero venire qui da noi. Mi farebbe piacere, ma i miei superiori dicono che bisogna rispettare le graduatorie. Per queste situazioni ci vorrebbe un albo speciale degli insegnanti fatto apposta per scuole difficili come la nostra”.

La preside ha chiesto da tempo che la scuola sia integrata con un istituto alberghiero e un laboratorio dei mestieri, capace di rispondere al bisogno di questa utenza scolastica. La “Viviani” è divisa in due plessi, uno al Parco Verde di 70 alunni e uno a Pascarola (altro quartiere di Caivano) con 110 alunni. “Il Parco verde” – ha spiegato ai suoi superiori la preside Carfora – non è un luogo come gli altri e perciò la presenza della scuola da queste parti va ripensata”.

Il suo modello è don Milani: “La mia scuola, come la sua capanna, deve restare sempre aperta e non deve escludere nessuno”. Parla di legalità: “Devono imparare a rispettare le regole e a convivere civilmente con tutti”. Quando la preside si è insediata, non c’erano nemmeno i banchi per far sedere gli alunni. E quando li fornivano, la notte stessa sparivano. Mostra le immagini di alcuni anni fa. Un luogo abbandonato, devastato, trasformato in istituto modello, pulendo e dipingendo personalmente, insieme a tutto il personale e ai ragazzi, con laboratori informatici all’avanguardia. Il giorno in cui sono arrivati i computer per il laboratorio, si è recata alle nove di sera in un bar e ha avvertito chi c’era: “Se questi computer stanotte spariscono, poi dovete fare i conti con me”. I computer sono ancora lì. Funzionanti e a disposizione di tutti. Con l’assenso dei genitori. “So cosa sta facendo la preside per i nostri ragazzi – dice una mamma – mio figlio la segue, anche se ci ha messo qualche anno a comprenderlo. Ora sta cercando di cambiare vita proprio grazie a lei. E io la sosterrò fino in fondo in questa battaglia per dare una speranza ai giovani di Parco Verde”.

Eppure in comune c’è un piano che prevede lo smembramento della scuola Viviani. “Gli alunni sono pochi”, dice chi sponsorizza il progetto. La preside non ci sta. Scrive lettere di protesta. Si lamenta delle autorità scolastiche regionali e si appella al ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo: “E’ possibile che questi parlano solo con le carte? Ma i ragazzi non sono carte. A loro non si può negare il futuro. Bisogna dare una possibilità concreta a tutti. La scuola così com’è – si accalora la preside – per i ragazzi di Parco Verde non funziona. Ci vuole qualcosa che li attiri fortemente. Sto insistendo per avere un laboratorio dei mestieri. Chiedo al ministro di darmi la possibilità di formare un panettiere e salveremo un ragazzo. Come? cambiando l’offerta formativa. Chi viene al Parco Verde – insiste – deve sapere che non può limitarsi a fare l’insegnante come in altri posti. Qui abbiamo una missione particolare: recuperare i ragazzi, dargli una speranza di un futuro diverso. E anche la scuola si deve adeguare a questo contesto. Il disagio di questo quartiere non lo possiamo affrontare con l’italiano e la matematica solamente. Bisogna dare risposte di altro tipo. Chiedo di mettere assieme un gruppo di docenti che scommetta con me su questo posto e resti qui ad insegnare per una decina di anni. Dobbiamo accompagnare una generazione di ragazzi a fare altre cose e credere nella vita. Questa non è solo una scuola è una chance che dobbiamo dare a tutti”.

Il nuovo ministro si è fatto sentire. In questi giorni parlerà nuovamente con la preside. La nomina fresca a sottosegretario di un maestro di strada come Marco Rossi Doria può essere un buon auspicio.

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