Tunisia, 18 ottobre, sera. E’ la quinta volta che atterro a Tunisi quest’anno ma per la prima volta ho la sensazione che ci siano un governo e una regìa. Parlo dell’aeroporto, con i manifesti coi tunisini sorridenti e l’invito ad andare a votare che poi rivedremo in varie parti, parlo dei chioschi e sportelli per accogliere gli osservatori e gli ospiti internazionali, dei vigili che controllano le file dei taxi ripittati di giallo, e della nuova corsia per louage bianchi, taxi collettivi di lunga distanza. Parlo degli opuscoli in varie lingue che spiegano come si vota e addirittura perché.

Tra i motivi quello di onorare i martiri della rivoluzione che ha deposto Ben Alì. Tutto questo sorriso di vernice fresca, ovviamente, è un voler essere. Per quanto ripittato, pulito e vigilato il taxi giallo dall’aeroporto è guidato da uno di quei taxisti che ci provano come sempre da Cartage ad alzare il prezzo e che non aziona il tassametro. E per quanto si veda qualche spazzino (sarà un caso ma le altre volte in centro non li avevo visti) le strade del Centre Ville sono sporche ai bordi come sempre. Una brezza freschina ma non troppo accompagna una sera tranquilla nelle strade accanto al nostro Hotel Naplousse.

La notizia del giorno, che crea attenzione attorno ai telegiornali è quella della rapina a mano armata di un’agenzia di banca vicino a Mahdia. Prima di essere presi i rapinatori hanno ucciso un passante che correva per dare l’allarme. Il problema è che i due rapinatori erano noti alla polizia come attivisti salafiti. Il movimento degli ultra tradizionalisti islamici è lo stesso che ha animato le proteste contro la proiezione del film Persepolis da parte della tv Nessma. Al ristorantino popolare andiamo a provare la zuppa da 1 dinaro e mezzo a porzione (80 cent di euro) che si fa rimpiendo la ciotolona di pezzi di pane e facendoseli innaffiare di ceci conditi con splendido olio e curry e volendo peperoncino. Si condividono i tavoli con sconosciuti. Si siede con noi un giovane che lavora in un’agenzia di viaggio – “aspettiamo che i turisti europei finalmente tornino, il paese è sicuro”- che è scandalizzato dalla stupidità delle argomentazioni di chi ha manifestato contro Persepoli. “Per come li ho visti, non mi stupirei che fossero pagati” dice in un perfetto francese, mentre tanti ragazzi del popolo il francese non lo sanno più.

Mentre torniamo in albergo passa un’auto con le stelline dell’Unione Europea, una di quelle  per gli osservatori delle elezioni, che saranno migliaia.

Con questo post inizio a scrivervi con maggiore frequenza dalla Tunisia fino a mercoledì 26 ottobre, per raccontarvi cosa vedo e cosa sento nel primo paese arabo che va ad elezioni libere dopo l’onda detta delle Primavere arabe, che qui è cominciata d’inverno. Non sono un superesperto, sono le impressioni di un giornalista e cittadino italiano di sinistra alle prese con un mondo piuttosto diverso ma molto vicino. Chi ha informazioni dirette usi, se può, lo spazio dei commenti. Oppure scrivetemi a: paolohutter@gmail.com

Articolo Precedente

Santoro intervista due “celerini”
“Sacrificati per salvare i palazzi del potere”

next
Articolo Successivo

Bavaglio, del Boca dall’ordine dei giornalisti
a portavoce del ministro che vuole arrestarli

next