La notizia riportata ieri da ilfattoquotidiano.it in merito alla situazione delle carceri prossime al collasso culinario ci indica, ancora una volta, che non c’è limite al peggio. Avrà anche ragione Emma Marcegaglia nel definire l’Italia un grande paese, ma è assodato che i conducenti di questo grande paese sono ubriachi, ovvero straparlano.

Un primo e nefasto segnale è andato nella direzione di aumentare gli ospiti delle carceri con due leggi, Fini-Giovanardi e Bossi-Fini, il cui minimo comune denominatore è, appunto, Fini. Estromesso il minimo comune denominatore, sono rimasti gli altri due a cui si è aggiunto Angelino Alfano.

L’angelico Alfano, ha passato almeno due anni del suo mandato da ministro a minacciare il paese intero con il Piano Carceri: si ricorderà che il piano avrebbe dovuto ampliare enormemente l’accoglienza di detenuti individuando nel numero di 10 mila nuovi posti il limite da raggiungere. Incurante del fatto che i detenuti vanno anche custoditi e che gli organici della Polizia Penitenziaria sono da anni in grande sofferenza, il ministro dell’Ingiustizia ha proseguito nei suoi vaneggiamenti per qualche mese. Poi, insieme all’altro grande piano (casa), l’idea si è liquefatta.

Sarebbe bastato “lambruscheggiare” meno con il suo collega Giovanardi e con l’altro genio, Bossi, per trovare una soluzione idonea alla intera questione. La parolina magica, “depenalizzazione”, deve essere sembrata ai tre commensali un qualche cosa di particolarmente indigesto. Depenalizzare di un botto, cannabis e negritudine, ha assunto, complice l’alcol, i contorni di un vero e proprio incubo. Buchi nel cervello e donne italiche ripetutamente violentate, l’immagine ricorrente di una Italia abitata da drogati e stranieri.

Una buona soluzione, al settimo bicchiere di lambrusco, potrebbe essere quella di spingere a drogarsi solo gli stranieri. Oppure fare prendere la cittadinanza di un paese africano ai drogati italiani. Si prenderebbero due piccioni con una fava riducendo progressivamente il numero complessivo di carcerati.

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