Un filo diretto con Palazzo Chigi, attraverso Paolo Buonaiuti, per spostare un maresciallo dei carabinieri ritenuto scomodo. Per il sindaco di Ponza Pompeo Porzio – arrestato ieri per turbativa d’asta e associazione per delinquere, insieme ad altro assessori e a tre imprenditori – le indagini della Procura di Latina erano diventate una vera ossessione. Nel 2009 i magistrati avevano sequestrato i pontili della principale isola dell’arcipelago pontino, chiedendo alla stazione dei carabinieri locali di approfondire la gestione degli appalti. Un’indagine durata due anni, che ha analizzato la messa a gara di undici opere pubbliche, dall’illuminazione fino alla gestione della fognatura e della depurazione.

Nella richiesta di emissione delle misure cautelari firmata dal Pm Olimpia Monaco e dal procuratore di Latina Andrea De Gasperis c’è un intero capitolo sul tentativo da parte di Pompeo Porzio – sindaco da otto anni – di bloccare gli accertamenti dei carabinieri. Gli amministratori poi finiti agli arresti erano particolarmente preoccupati per un’informativa che sarebbe stata inviata al Prefetto di Latina, dove – secondo il loro racconto intercettato durante le indagini – s’ipotizzava la presenza della criminalità organizzata dietro un incendio avvenuto sull’isola. “Quann è succiess u fattu del tuo fuoco (l’incendio dei pontili, nda), Caputo (il maresciallo dei carabinieri di Ponza, nda) ha fatto una relazione fuori – spiegava preoccupato Porzio all’avvocato Giacomo Mignano – e ha detto: questo è un delinquente, questo è un camorrista, ci stann appiciann, deve mettere il commissario a Ponza”. Il Sindaco di Ponza – spiegano i magistrati – avrebbe a quel punto contattato direttamente Paolo Buonaiuti, chiedendo di trasferire l’investigatore scomodo: “C’ho mess u biglietto dint a sacca, ha ditt c amo s’a ved iss”. Un bigliettino infilato nella giacca dell’onorevole del Pdl, che avrebbe risposto “ora me la vedo io”.

Sull’episodio la Procura non sembra avere dubbi. Vi sono alcuni riscontri emersi durante le indagini che proverebbero gli stretti legami tra il portavoce di Palazzo Chigi con quel gruppo di politici del Pdl di Ponza finiti indagati. La voce del deputato, tra l’altro, è stata registrata in una intercettazione ambientale, “attraverso la quale si stavano monitorando le conversazioni dell’indagato Avellino Antonio”, coordinatore del Pdl a Ponza, “rivelatosi poi punto di riferimento durante le permanenze” sull’isola dello stesso Bonaiuti. L’interessamento di Bonaiuti non ha raggiunto il risultato che il sindaco si aspettava e il maresciallo dei carabinieri ha proseguito le sue indagini.

L’inchiesta, che è condotta dalla procura ordinaria di Latina, non ha accertato infiltrazioni della criminalità organizzata all’interno del comune di Ponza. Ma analizzando i tanti appalti concessi, secondo l’accusa, solo simulando le gare è apparsa una società riconducibile ad un gruppo calabrese che, sempre secondo i magistrati di Latina, avrebbe dei contatti con la ‘ndrangheta. In un fascicolo del Comune che si riferisce all’affidamento dei lavori per la realizzazione dell’illuminazione pubblica i carabinieri hanno ritrovato un foglio con l’elenco delle cinque società invitate e l’annotazione di fianco alla Fatrium “vincere”. Effettivamente quella ditta si aggiudicò poi i lavori, in un sistema ritenuto dai magistrati monopolistico dove la maggior parte delle gare affidate andavano sempre a due imprese. Ricostruendo la proprietà dei due gruppi imprenditoriali il Gico della Guardia di Finanza – interpellato dalla Procura di Latina – è arrivato lontano. Scrivono i Pm: “La Fatrium edilizia srl e la Marea impianti srl (le due società coinvolte nell’indagine, nda) apparivano riconducibili ad un vero e proprio gruppo societario piuttosto articolato denominato Fatrium Fin.e.ma. spa, comprensivo di molte società operanti in vari settori, riconducibile in ultima analisi alla famiglia di Mirabelli Roberto, soggetto pluripregiudicato e ricollegabile, secondo le informazioni acquisite dalla polizia giudiziaria, alla cosca dei Muto di Cosenza”.

I magistrati hanno inoltre accertato che la maggior parte delle società del gruppo Fatrium sono state “costituite per atto dello stesso notaio, deferito per reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale e per reati in materia di falso”.

Per l’accusa il vero pericolo era il modo di agire degli amministratori arrestati. Scrive il pm Olimpia Monaco per giustificare l’esigenza della custodia cautelare: “Vi è una propensione spiccata alla gestione della res pubblica con modalità affini a quanto si riscontra in ambienti camorristici: la gestione della cosa pubblica vissuta e interpretata esclusivamente come modo per elargire denaro a imprese affiliate all’associazione, come strumento per fidelizzare soggetti, per creare consenso”. Parole gravi per la piccola isola di Ponza, gioiello del mar Tirreno.

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