Sta sorgendo tra le vigne e gli alberi d’ulivo la prima tendopoli italiana destinata ad accogliere temporaneamente una parte dei profughi che ogni giorno arrivano dalla Libia e dai paesi del Nord Africa. Prenderà corpo in due giorni, in un ex aeroporto militare dismesso tra le province di Taranto e Brindisi, i primi 500 immigrati sono già in viaggio da Lampedusa sulla nave San Marco e sbarcheranno domani al porto di Taranto. In questo angolo di campagna da cartolina, in contrada Paione del comune di Manduria, da ieri mattina arrivano senza sosta mezzi dei vigili del fuoco e della Protezione civile: il campo base viene allestito in fretta, i lavori vanno avanti veloci.

Le gru scaricano container dai camion, le pale meccaniche spianano l’area su cui saranno allestite le tende. In tutto saranno 120, di 6 posti ciascuna, inviate ieri dalla prefettura di Potenza, per un totale di 720 persone che potranno essere ospitate nella struttura. La chiamano tendopoli, in realtà è un Cie, ovvero Centro di identificazione ed espulsione, in cui trasferire per breve tempo i migranti nel tentativo di alleggerire Lampedusa prima di rispedirli in patria, non di accogliere persone a cui dare lo status di rifugiati politici. Il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, da Bari ieri ha spiegato che in Italia saranno messi in piedi altri dodici centri per ospitare gli irregolari, ma per ora i lavori sono iniziati solo in Salento.

Un’evidenza che non è affatto piaciuta al governatore pugliese Nichi Vendola, che, fino a ieri, forte delle promesse del Viminale, aveva rassicurato i suoi concittadini sul fatto che nessun altro Cie sarebbe stato aperto in una regione dove già ne esistono due (a Bari a Brindisi) pronti a scoppiare dopo essere stati riempiti all’inverosimile dopo i continui sbarchi delle ultime settimane. Ugualmente critica l’amministrazione provinciale di Brindisi, preoccupata per le ricadute sulla sicurezza di una zona già caratterizzata da altri problemi, non ultimo il rigurgito di vitalità della criminalità organizzata, e vari esponenti politici regionali, infastiditi dalle scelte romane, giunte dal cielo come un fulmine a ciel sereno.

Il Governo, però, la pensa diversamente. Non cerca il confronto, spinto dall’ ansia di trovare soluzioni rapide al dramma di Lampedusa, indipendentemente dalla promessa di non creare altri Centri di accoglienza nelle regioni che già li ospitano. In un vertice di giovedì si è deciso che tutti i nuovi Cie vengano realizzati su terreni messi a disposizione dal ministero della Difesa e, dopo una rapida ricognizione, è stato scelto, per ragioni che nessuno ha voluto chiarire, di iniziare da Manduria, terra del Primitivo e di oli pregiati, che da ieri è costretta a vivere una nuova vita.

L’arrivo dei mezzi, infatti, non è passato inosservato tra le contrade di campagna baciate dal sole, così come il rumore degli elicotteri che incessantemente sorvolano la zona. E certo, nella prossima settimana, la situazione diventerà ancora più delicata. La tendopoli, infatti, ufficialmente ha 720 posti ma potrebbe arrivare ad ospitare mille clandestini, che probabilmente non accetteranno di buon grado l’idea di stare rinchiusi nel Cie, in un’area logisticamente difficile da controllare, in attesa di essere rispediti nell’inferno da cui sono fuggiti. “Il sito – ha cercato di rassicurare Mantovano -sarà allestito in condizioni di assoluta sicurezza, con una recinzione, con un contingente di poliziotti e di carabinieri adeguato e aggiuntivo”. Il paese, insomma, sarà fortemente militarizzato. Non è un caso che sulla questione più cauto sia stato il sindaco di Manduria, Paolo Tommasino, al quale solo giovedì è stata comunicata la necessità di creare la tendopoli in questo lembo di Salento, e che lunedì ha chiamato a raccolta giunta e consiglio comunale per discutere del “regalo” inaspettatamente arrivato da Roma.

In quella circostanza gli amministratori comunali si confronteranno sulle modalità migliori per affrontare la situazione ma, sostanzialmente, non avranno molta voce in capitolo nella gestione dell’emergenza clandestini. Il campo, e tutto ciò che ruota attorno ad esso, sarà gestito direttamente da Roma: il coordinamento dei lavori di realizzazione è per ora affidato al responsabile della Protezione Civile nazionale, Dario Ricci e la supervisione è del colonnello Marcello Pace della direzione del genio militare per la Marina di Taranto. Tutto dovrebbe essere pronto nelle prossime ore. O almeno questa è l’indicazione arrivata da Roma, che pare tutti vogliano rispettare. La celerità con cui si lavora fa supporre questo.

Nell’ex aeroporto i mezzi dei vigili del fuoco ieri sono arrivati fino a tarda sera, provenienti da tutta la Puglia ma anche da Roma e Torino. Hanno scaricato attrezzature, montato tende, delimitato aree, preso misure, scavato le tracce per gli impianti idrici ed elettrici. I cittadini dei paesi limitrofi hanno osservato da lontano l’allestimento del campo, ma nelle piazze e nei bar non si parlava d’ altro, qualche curioso ha osato di più, tentando di avvicinarsi ma è stato bloccato dalle forze dell’ordine: “E’ zona militare, qui non si può entrare”. La prima giornata di lavoro è finita a tarda notte, un’altra inizia oggi, per questa parte di Salento comincia una nuova vita: la tendopoli è quasi pronta, il primo carico di profughi sta per arrivare al porto di Taranto. Insieme a loro disperazione e bisogni, che l’Italia cercherà di numerare e rispedire indietro, dopo una breve sosta nel Cie. “Ce ne sarà uno in ogni regione, tranne in Abruzzo”, ha detto il ministro Maroni. Per ora c’è solo la Puglia: l’hotel Manduria si prepara ad aprire i battenti.

di Chiara Spagnolo

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