“Renditi conto e basta” scrive lui. E lei risponde: “Di che m devo rendere conto? Ke stai diventando un cam… uguale a lui? E’ una storia ke nn finirà mai, se nn ce lui c’è la moglie e la figlia mi sn rotta le palle”. Sono sms. E hanno la sintassi tipica degli sms: la k, le parole abbreviate attraverso il taglio delle vocali. Lui è Luigi Martino, arrestato con l’accusa di aver protetto la latitanza di Giuseppe Setola, il capo dell’ala stragista del clan dei Casalesi. Lei è A. G., la fidanzata di Martino. Diventerà sua moglie. Sapeva bene in che modo Martino occupava le giornate. E non lo approva. L’impegno di proteggere Setola, in quel periodo in cima a tutte le liste dei ricercati diffuse dal ministero dell’Interno, sottrae troppo tempo alla loro relazione sentimentale. A. gli chiede di scegliere tra lei e il killer latitante. Ma Martino, per ovvi motivi, non se la sente di trascurare le esigenze del suo capo. Di qui i litigi, le tensioni. Per un rapporto con un boss di troppo tra loro.

Le intercettazioni degli sms e delle conversazioni al cellulare tra Martino e la sua compagna sono allegate all’ordinanza di arresto di Martino, firmata dal Gip di Napoli Nicola Miraglia del Giudice. I pm della Dda capeggiati dall’aggiunto Federico Cafiero De Raho le utilizzano per dimostrare che l’uomo è un fedelissimo di Setola, sempre pronto a obbedire ai desiderata del killer accusato della strage di Castelvolturno, anche a costo di trascurare i suoi affetti più intimi.

E’ il 6 gennaio 2009. Sono gli ultimi giorni della latitanza di Setola: verrà catturato a Mignano Montelungo otto giorni dopo dai Carabinieri guidati dal colonnello Carmelo Burgio. Il killer è ancora nascosto a Trentola Ducenta. Protetto dal fido John Lorhan Perham e da Martino. Che per cenare con Setola nel suo covo, è stato costretto a rinviare l’appuntamento con la fidanzata. Martino per farsi perdonare le fa inviare dei dolci da un pasticciere amico. Ma lei non è affatto contenta. Non si lascia intenerire. Al telefono il giorno dopo, il 7 gennaio 2009, i due discutono animatamente.

A: Di che mi devo rendere conto io?

Martino: Di quello che mi hai fatto

A: Ne mi devo rendere conto di una persona che non si può comandare la vita sua, di che mi devo rendere conto?

Martino: Va bene dai ciao

A: Domani mattina vengo pure a casa tua e lo vengo a dire a tua mamma vediamo se questa storia la si fa finita

Martino: sì, sì, ciao

A: E poi vedi…

Chiusa la conversazione, inizia uno scambio di messaggini.

Martino: Renditi conto e basta

A: Di ke m devo rendere conto? Ke stai diventando un cam… uguale a lui? E’ una storia che non finirà mai se non c’è lui (Setola, ndr) c’è la moglie e la figlia mi sn rotta le palle

Martino si giustifica: non era in grado di sapere in anticipo dell’orario del suo rientro. Una volta nel covo, in quella compagnia, non era certo possibile muoversi liberamente. Scrive questo sms. “Io la mia vita la comando ti giuro xò che nn sapevo ke ora facevo n potevo tornare xkè nn si può ho sbagliato solo a nn dimostrarti quello ke provo xkè tgiur ke t amo più di tutto”. Ma A. non ci sta. E l’8 gennaio 2009 alle 9.30 invia al suo fidanzato un sms per chiedergli di scegliere tra lei e Setola, tra lei e il clan. “Se t chiedessi d scegliere tra me e loro x sempre cosa faresti?”. Una richiesta da far tremare i polsi. Ovviamente Martino cerca di calmarla. E in pochi secondi risponde: “Scelgo te”. A. però non è convinta del tutto. Nuovo scambio di sms.

A: Ma questo significa non vederli mai più neanche dopo quando lui nn ci sarà più (A. ipotizza un arresto di Setola, che effettivamente verrà preso sei giorni dopo, ndr) e resterà solo lei. Sei ancora sicuro di voler scegliere me?

Martino: Io ti ho detto sì e basta ma ti rendi conto di quanto parli

A: Con te è bene specificare le cose. Mi piacerebbe sapere come t giustificherai con loro.

Bella domanda. Martino riuscirà a dividersi tra Setola e la sua fidanzata. E dopo la cattura del boss, la sposerà. L’amore vince. Anche in queste situazioni.

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