Ai Weiwei è un artista cinese dissidente, noto per aver contribuisco a disegnare lo Stadio Nazionale delle Olimpiadi 2008. È da poco agli arresti domiciliari, che gli impediscono di attuare azioni di protesta contro il regime a Shanghai. Proprio in questi giorni è presente una sua istallazione con milioni di semi di girasole di porcellana riprodotti a mano alla Tate Modern di Londra. Il che gli dà ancor più diritto di occuparsi della prima visita di Stato del premier britannico nel suo Paese.

Mentre David Cameron era a Pechino, dove ha stretto solidi accordi commerciali per milioni di sterline con il gigante asiatico, Weiwei ha dichiarato ai microfoni di BBC Radio4: “Mi piacerebbe ascoltare che i leader mondiali vanno in Cina non solo per business ma anche per esprimere la loro preoccupazione. Qui i diritti umani sono violati costantemente”. Cameron lo sa, eccome. Se poi se ne fosse dimenticato l’opinione pubblica britannica glielo ricordando senza tregua.

Certo il primo ministro porta a casa un bel bottino dall’Oriente. Rolls-Royce ha ottenuto commesse per 750 milioni di sterline per la produzione di motori per un’aerolinea cinese. Gli scambi commerciali tra i due paesi triplicheranno, toccando in previsione 62 miliardi di sterline nel 2015. Bene forse per la dissestata economia del Regno Unito.

Ma male per i diritti umani. Cameron guida un paese in crisi e non vuole irritare Pechino, come fece mostrando troppa vicinanza con Delhi lo scorsa estate. Ma nonostante sia un leader conservatore attento ai diritti personali (più controverse le sue politiche economiche, che sembrano per alcuni aspetti classicamente thatcheriane), con il gigante cinese proprio il coraggio non l’ha trovato. Trasformando la sua nazione in una Piccola – timorosa e cinica – Bretagna.

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