A parole (a cominciare da quelle del ministro Maria Stella Gelmini) sono contro i simboli leghisti della scuola di Adro, ma nei fatti nulla sta succedendo per eliminarli. Così la Cgil di Brescia rompe gli indugi e invia al sindaco Oscar Lancini responsabile dell’operazione una diffida a tutela degli operatori scolastici perché sia rispettato l’articolo 2 della legge 266 del 2003 che, come si legge nella lettera scritta dall’avvocato Alberto Guariso, “vieta esplicitamente qualsiasi discriminazione determinata da convinzioni personali nei luoghi e nei rapporti di lavoro”.

Del resto a conferma della posizione assunta dagli insegnanti c’è anche una lettera inviato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “L’Istituto Comprensivo di Adro – scrivono i docenti – ha adottato un Piano dell’Offerta Formativa (POF) che, in osservanza della Costituzione, della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dei regolamenti interni dell’istituto, promuove la scuola come comunità di dialogo e di ricerca, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni. La vita della collettività scolastica si basa sulla libertà di espressione, di pensiero, di coscienza e di religione, sul rispetto reciproco di tutte le persone che la compongono, quale che sia la loro età e condizione, nel ripudio di ogni barriera ideologica, sociale e culturale”. E in base a questo principio così concludono: “Riteniamo che l’incombere continuo del Sole delle Alpi si configuri come azione di persuasione atta a condizionare gli alunni e gli studenti e le loro presenti e future opinioni politiche e contraddica l’impostazione apolitica, pluralista e democratica della nostra scuola”.

Da qui la richiesta avanzata a Napolitano “In qualità di lavoratori della scuola garantiamo (e continueremo a garantire) che la nostra imparziale professionalità sarà come sempre al servizio della miglior educazione possibile per i ragazzi, ma chiediamo che intervenga per dare all’edificio scolastico un aspetto sobrio e adeguato”.

Il caso di Adro è stato oggetto anche di una question time alla Camera in seguito ad alcune interpellanze presentate da un gruppo di parlamentari Pd. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, principale interlocutore, non si è presentato. Si è presentata invece la Gelmini che tuttavia non ha dato alcuna garanzia di un suo fattivo intervento. Del resto la lettera inviata per conto suo dal direttore scolastico della Lombardia Giuseppe Colosio nessuno è riuscito a leggerla. A chi in questi giorni gliela chiedeva per sapersi regolare in casi analoghi, il funzionario la negava. E aggiungeva: “In fondo si tratta solo di consigli”. Come a dire che nessuno ha voglia di levare la castagna dal fuoco. E questo nonostante che il sindaco Lancini sia stato praticamente scaricato dal suo stesso partito.

Naturalmente sempre solo a parole perché Roberto Maroni che pur avrebbe parola in quanto ministro dell’Interno in merito all’intitolazione della scuola a Gianfranco Miglio, continua a tacere. Nonostante che la legge gli imponga di cancellare l’intitolazione avvenuta a un personaggio il cui nome non ha i requisiti per essere preso in considerazione.

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