“Bologna non dimentica”. Come ogni anno, è questo lo striscione in testa al corteo che commemora la strage alla stazione in cui il 2 agosto 1980 morirono 85 persone e altre duecento rimasero ferite. Sono passati trent’anni. E in trent’anni mai era successo che nessun membro del governo partecipasse alla celebrazione di un anniversario.

Sono molti i misteri che ancora avvolgono la strage. Così, secondo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ”la trasmissione della memoria di quel tragico fatto e di tutti quelli che in quegli anni hanno insanguinato l’Italia non costituisce solo un doveroso omaggio alle vittime di allora, ma impegna anche i magistrati e tutte le istituzioni a contribuire con ogni ulteriore possibile sforzo a colmare persistenti lacune e ambiguità sulle trame e le complicità sottese a quel terribile episodio”. Anche per il presidente del Senato Renato Schifani è importante che venga data una risposta a quelle domande che sinora non l’hanno trovata: “Accertare la verità dei fatti e individuare i responsabili di quel drammatico e atroce attentato deve continuare ad essere una priorità, perché non soltanto i familiare delle vittime, ma la nazione tutta ha il diritto di sapere le ragioni di un gesto così efferato, affinché fatti così gravi non abbiano più a ripetersi”.

Nel suo messaggio per la commemorazione, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha ricordato come la strage sia stata “uno degli esempi più efferati di un disumano disegno destabilizzante, che con la sua criminale azione terroristica si abbatté sull’Italia e su Bologna”. Secondo Fini va fatta “piena luce su una trama terroristica che ha tentato di scardinare il nostro sistema democratico” e il ricordo di quanto accadde trent’anni fa deve contribuire “a riaffermare i valori di libertà e di legalità che sono alla base della nostra democrazia, contro ogni forma di fanatismo politico, di odio ideologico e di violenza terroristica”.

Sull’assenza dell’esecutivo, rappresentato dal prefetto della città, non sono mancate le polemiche. “Quelli che sono a casa hanno perso un’occasione”, ha detto il presidente dell’associazione delle vittime della strage, Paolo Bolognesi, che nel discorso dal palco della stazione ha deciso di dedicare solo “mezza riga” all’assenza dell’esecutivo “per evitare polemiche o operazioni che portino a parlare di altre cose che non siano le domande a cui da trent’anni attendiamo delle risposte”. Nel suo intervento Bolognesi ha fatto cenno alle nuove norme in favore dei parenti delle vittime: “Dopo sei anni dobbiamo constatare che non sono ancora in gran parte applicate. Questo dà la misura della mancata doverosa attenzione nei confronti delle vittime dei governi che si sono succeduti dal 2004. L’assenza del governo oggi ne è la conferma”. E ha concluso: “Quest’anno abbiamo assistito ad un triste tentativo di immeserire la manifestazione che è in corso ora, quasi che molti politici si fossero stancati dei cittadini che scendono in piazza per ricordare e pretendere giustizia”.

“Credo che il governo abbia fatto molto male a non esserci”, ha commentato il segretario Pd Pier Luigi Bersani, secondo cui la mancanza di qualsiasi ministro è “una cosa che non può essere accettata, perché è chiaro che ci sono dei problemi come il segreto di Stato o il tema dei risarcimenti alle vittime, ma un Governo deve affrontare queste situazioni e deve guardare la gente negli occhi: non si può governare solo con gli applausi”. Di segreto di Stato ha parlato pure Antonio Di Pietro: “È ora di sollevarlo su quello che accadde 30 anni fa a Bologna e sulle altre tragedie che macchiano la nostra memoria collettiva”, ha scritto il leader Idv sulla sua pagina Facebook.

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