E allora ti ritrovi nella tua camera d’albergo seduta su una sedia a guardare fuori dalla finestra. Cerchi di afferrare il vuoto, ma sfugge e si dilata: è una richiesta troppo alta, lo sai, sono le otto passate, hai appena finito di cenare. Volevi stare da sola a ricucire i pensieri, per qualche minuto, non di più. E allora guardi Cracovia cedere il passo alla notte, guardi quell’incrocio affollato di macchine che forse ti sembrano troppo lente e coperte di neve che forse ti sembra troppo bianca. Mentre vorresti mettere a fuoco le luci dei palazzi che vedi laggiù, oltre l’incrocio e ancora più in là, le dita veloci giocano con un elastico e i piedi si muovono in una danza immaginaria. Il fantoccio si muove goffo sulla sedia e la mente, intanto, arranca dietro a un pensiero che corre veloce sulla neve. Non sai dire quanto sei rimasta lì, ma ad un tratto l’elastico ti cade di mano. Allora capisci che è tempo di andare. Ti alzi, rimetti la sedia a posto, fai qualche passo, apri la porta e la richiudi alle tue spalle. Avevi solo bisogno di ricucire i tuoi pensieri.

Giulia Barsuola, II B, Liceo Classico L.A. Muratori,Modena

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